Georgia, preoccupazione ad un anno dalla guerra

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Il presidente georgiano Mikheil Saakashvili ha chiesto aiuto a UE e USA per prevenire l’esplodere di nuove tensioni con la Russia. Le ultime manovre dell’esercito russo sono state definite preoccupanti ed alcuni media hanno annunciato una situazione di «imminente conflitto».
Nonostante tutto, ha detto ancora Saakashvili, «sono fiducioso che Europa e Stati Uniti sapranno mandare un messaggio chiaro alla Russia».
Con l’approssimarsi del primo anniversario della guerra la tensione è progressivamente cresciuta con uno scambio di reciproche accuse di lanci di granate e razzi. Intanto Mosca annuncia di voler aumentare il numero di militari dislocati in Abkhazia e Ossezia del Sud, dagli attuali 1800 a 3000 entro la fine dell’anno.
Nelle stesse ore in cui si registra questo aumento della tensione Amnesty Internarional ha pubblicato un Rapporto intitolato “La popolazione civile e il post-conflitto: la guerra Georgia – Russia un anno dopo” da cui risulta che migliaia di civili rimangono lontani dalle proprie case, con scarse prospettive di farvi rientro nel breve periodo.
«Le autorità   di ambo le parti – ha detto Nicola Duckworth, direttrice del Programma Europa Centrale e Asia di Amnesty International, presentando il Rapporto – devono garantire il diritto degli sfollati a rientrare in condizioni di sicurezza e dignità   e a controllare pienamente il proprio futuro».
Secondo i dati forniti da Amnesty, la guerra scoppiata nella notte tra il 7 e l’8 agosto 2008 causಠla fuga di circa 192.000 persone, in larga parte di etnia georgiana. Risultano ancora lontani dalle proprie case 4000 cittadini di etnia sud-osseta e 30.000 georgiani, molti dei quali rischiano di restare nella condizione di sfollati per molto tempo ancora.
La maggior parte degli sfollati in Georgia ha ottenuto una sistemazione alternativa, all’interno di 36 nuovi centri urbani che perಠsono isolati, chi vi alloggia dunque risulta spesso impossibilitato nel recarsi in ospedale o frequentare la scuola e si ritrova costretto alla dipendenza dagli aiuti umanitari.
Nessuno, sottolinea Amnesty, è stato chiamato a rispondere delle numerose violazioni del diritto internazionale commesse durante il conflitto e molti sono i problemi che restano aperti: c’è un clima di crescente tensione nel quale i civili stanno cercando di ricostruire le proprie vite. Ulteriore insicurezza è creata dalla poca chiarezza sulla linea di demarcazione tra Georgia e Ossezia del Sud istituita dopo il conflitto e dalla ridotta capacità   di monitoraggio internazionale dopo la chiusura della missione OSCE-ONU. Gli unici osservatori internazionali presenti nella regione, quelli della missione dell’Unione Europea, non possono entrare nelle aree controllate dalle autorità   dell’Ossezia del Sud nà© nell’altro territorio secessionista dell’Abkhazia.

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