Elezioni europee in vista

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Mancano cinque mesi alle prossime elezioni europee e i toni si alzano. Alcuni per imprecare contro l’Europa, altri per difenderne le ragioni. È la democrazia, bellezza. Una democrazia che sarebbe ancora più bella se le opinioni diverse si manifestassero civilmente. Non è certo il caso dell’episodio inscenato l’altro giorno a Roma da un movimento di estrema destra che ha sottratto la bandiera dell’UE dalla sede di Rappresentanza del Parlamento e della Commissione europea per sostituirla con quella italiana. Il responsabile del gesto è stato arrestato per “furto pluriaggravato”, una motivazione che andrebbe riferita più ad un futuro rubato all’Italia che non alla semplice sottrazione di una bandiera.

Senza sottovalutare questi gesti regalati allo spettacolo di strada, meglio concentrarsi sulla direzione che stanno prendendo movimenti politici ostili all’avventura dell’integrazione europea, come nel caso di Beppe Grillo e del neo-segretario della Lega, Matteo Salvini. Di quest’ultimo – nonostante lo sfaldamento in corso del suo partito, alle prese con pesanti vicende giudiziarie – non sono da sottovalutare le brutte compagnie viste sul palco, la settimana scorsa, al Lingotto di Torino: da quella con il populista euroscettico olandese Gert Wilders a quella con il “nuovo” Fronte nazionale francese, di Marine Le Pen che del padre sembra aver “perso il pelo ma non il vizio”, quello della xenofobia in particolare, per non dire della sua ostilità all’Europa.

Beppe Grillo, meno rozzo del suo collega leghista, è partito a testa bassa contro l’euro, chiedendo un referendum popolare sul suo mantenimento e una revisione dei Trattati europei in senso nazional-nazionalista, con la minaccia di non onorare il debito pubblico contratto in questi anni.

A Grillo fa eco la “nuova” Forza Italia, guidata da quello stesso Berlusconi che adesso cerca di rifarsi una verginità europea, come se non si fosse seduto per lunghi anni al tavolo delle trattative di Bruxelles, firmando accordi che adesso finge di non ricordare, facendone anzi cavalli di battaglia a forte dominante populista per recuperare consensi alle elezioni europee.

In tutta questa confusione cerca di destreggiarsi la “nuova” maggioranza, mantenendo la rotta verso la ripresa del cammino europeo, fatto non solo di austerità ma anche di crescita e di solidarietà.

In suo soccorso, come spesso accade, è venuto il Presidente Napolitano che, in occasione della presentazione del suo libro “La via maestra, l’Europa e il ruolo dell’Italia nel mondo”, ha avuto parole franche sul clima della vigilia elettorale “in cui sarà arduo parlare dei temi dell’Europa”, aggiungendo che “accanto a una rappresentazione critica dell’Europa, vi è la convinzione che non vi sia prospettiva per i nostri Paesi al di là dell’integrazione, così da riacquisire un ruolo sul piano internazionale”.

Per Napolitano non è questo un motivo per non guardare all’Europa di oggi con una giusta severità, anche perché non si può “opporre l’euro-retorica alle pulsioni anti-europee. Sarebbe impossibile e sterile”. Come dire: non c’è alternativa all’Europa e tuttavia un’alternativa va cercata a questa Europa, finora incapace di cambiare passo nella direzione di un’Unione politica.

Probabilmente non è un caso che queste parole siano state pronunciate all’immediata vigilia del Consiglio europeo di fine anno, dove qualcuno tenterà ancora di rallentare l’accordo sull’unione bancaria.

Figuriamoci sull’Unione politica, obiettivo molto più ambizioso, inseguito da oltre sessant’anni di avventura europea.

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