Direttiva Servizi: dichiarazioni della Commissione, posizioni di «Unione sociale per l’habitat» e FERPA. Ancora polemiche in Germania

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Il Commissario al Mercato interno McCreey ha dichiarato che la Commissione collaborerà   con il Consiglio ed il Parlamento. Il punto di partenza saranno gli emendamenti proposti in prima lettura. Questa Commissione ha ereditato la proposta di direttiva da quella precedente ed intende portare avanti con equilibrio l’iter legislativo. Verranno esclusi dal campo di applicazione i servizi sanitari e quelli di interesse generale che godono di finanziamenti pubblici; anche il principio del Paese di origine verrà   dettagliato meglio ma bisogna fare attenzione a non moltiplicare le esenzioni e le esclusioni, altrimenti si rischia di pervenire a un provvedimento di fatto inefficace. Riconosciute le divergenze di opinioni in seno alla Commissione e al Parlamento, negate le pressioni di Francia e Spagna.

Unione sociale per l’habitat chiede l’esclusione dei servizi d’interesse economico generale (SIEG) dal campo di applicazione della proposta di Direttiva sui Servizi conosciuta come «Bolkestein», a meno che quest’ultima sia sostanzialmente modificata.
L’organizzazione francese chiede che per i SEIG il principio del Paese di origine sia sostituito dapprima con quello del «Paese di accoglienza» e poi con una regolamentazione comunitaria unica e che si chiarisca la compatibilità   della nuova direttiva con la legislazione precedente ed in particolare con i regimi specifici di autorizzazione previsti in alcuni campi (i servizi postali, il gas, l’elettricità  , i servizi ferroviari).

Anche la Federazione Europea dei Pensionati e delle Persone anziane (FERPA) si schiera contro la Direttiva Bolkestein ed in una lettera aperta sostiene che l’Europa deve dotarsi di un quadro giuridico per la promozione dei Servizi di interesse generale, che i servizi sociali, sanitari e assistenziali non devono rientrare nel campo di applicazione della Direttiva, che il principio del Paese di origine deve essere eliminato una volta per tutte e che i diritti sociali e sindacali devono essere espressamente riconosciuti dalla nuova Direttiva.
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Il deputato tedesco Wuermeling (CDU/CSU) propone di cambiare l’approccio tenuto sinora nel dibattito sulla Direttiva Servizi e sostiene che sia necessario compilare una lista positiva dei settori in cui vale il principio del Paese d’origine. Tutti i settori non inseriti nella lista devono continuare ad essere regolati dalle norme del Paese in cui si trova il destinatario del servizio, dal reciproco riconoscimento tra Paese d’origine e Paese di destinazione e da una legislazione comunitaria armonizzata.
L’altro schieramento oggi all’opposizione in Germania (FPD) si è detto contrario a questa posizione di CDU/CSU perchà© non risolve il problema delle numerose eccezioni alla Direttiva Bolkestein, anzi lo rende ancora più grande soprattutto con riferimento a quei servizi che oggi non esistono e che, eventualmente, in futuro, dovranno essere appositamente regolamentati.
E. Gerbhardt, relatrice del Parlamento sui servizi sociali, ha definito la Direttiva una «minaccia per i diritti del consumatore», riconoscendo perಠla necessità   di un’apertura del mercato dei servizi interno dell’UE.

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