COVID-19: le misure preventive europee per la situazione di migranti e profughi

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La crisi sanitaria causata dal Covid-19 rischia di mettere in situazioni ancora più critiche la gestione dei richiedenti asilo e dei profughi, in particolare in Bulgaria e nelle isole greche. Il 6 aprile in un incontro virtuale, la commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (LIBE) del Parlamento europeo e il governo greco hanno discusso dell’attuale situazione al confine tra Grecia e Turchia, dove alla situazione già drammatica ora si aggiunge il rischio di epidemia di covid-19 all’interno dei campi profughi. Anche il Presidente del Comitato europeo delle regioni, Apostolos Tzitzikostas, durante la sessione plenaria di marzo ha richiamato l’attenzione dell’UE su queste regioni più fragili, che non devono essere lasciate sole dalle istituzioni.

Tzitzikostas, pertanto, nella sua dichiarazione mette in luce sei settori primari in cui l’Europa deve intervenire: un maggiore aiuto di Frontex e dell’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo nelle zone di frontiera, un’assistenza finanziaria mirata agli enti locali e regionali delle zone colpite, una ridistribuzione dei migranti fra tutti i Paesi UE, una revisione delle politiche degli accordi di riammissione con i paesi d’origine, il rispetto dell’accordo UE-Turchia e un accordo rapido sulla riforma del regolamento di Dublino.

La Commissione Europea, da parte sua, sta monitorando costantemente la situazione dei campi profughi e, con l’arrivo della pandemia, ha disposto un piano di emergenza per cercare di arginare i contagi in queste zone così delicate. Sono state inviate ulteriori guardie di frontiera al confine, sono stati stanziati oltre 90mila beni di assistenza per i campi greci UE e 350 milioni di euro per le cure mediche. Alla frontiera, infatti, si svolgono controlli sanitari obbligatori ai nuovi arrivati, che vengono tenuti in una zona separata fino all’esame medico. Dopodiché 1600 minori non accompagnati saranno ridistribuiti in altri paesi europei. Nonostante questi sforzi, il ministro greco per la migrazione e l’asilo insieme agli eurodeputati sostengono un maggior bisogno di aiuto, che dovrebbe concretizzarsi in strutture ricettive e attrezzature mediche, l’estensione della ricollocazione per le famiglie e delle scadenze per le richieste di asilo e la possibilità di condurre colloqui in modo virtuale.

Nel contempo, tutti gli stati europei hanno cercato di comunicare nella maniera più efficace ai loro migranti e rifugiati le misure da prendere per affrontare la situazione: gli esempi di Spagna, Svezia e Germania mostrano come siano state pubblicate sui siti dei governi e sulle piattaforme social le informazioni base tradotte nelle diverse lingue parlate dai migranti, riguardanti le regole a cui attenersi e costanti aggiornamenti sull’evoluzione dei contagi.

Per saperne di più: l’appello del Presidente del CdR, le richieste del Parlamento europeo, alcuni esempi di buone prassi nelle iniziative locali di integrazione

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