Con Donald Trump, un mondo al buio alla ricerca di un futuro

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Sono trascorse solo poche settimane dal ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca e già i primi avvertimenti e decisioni del Presidente degli Stati Uniti fanno tremare il mondo e la sua architettura di rispetto del diritto internazionale e di garanzie di dialogo multilaterale.

Lasciando in ombra le decisioni di politica interna, coscienti tuttavia delle ricadute che la politica estera può avere al riguardo, disorientano in particolare l’insostenibile disinvoltura e freddezza di fronte al dramma della guerra in Medio Oriente e più in particolare nei confronti del popolo palestinese. E’ molto difficile accettare che il Presidente del Paese democratico più potente al mondo possa scherzare sul futuro di una popolazione che da tanti anni a questa parte è alla ricerca di una sempre più impossibile convivenza dignitosa e rispettosa e che, nella tregua di guerra di questi giorni a Gaza, di tale ricerca parla solo la disperazione che dilaga fra rovine e calcinacci della Striscia.

Al di là del suo aspetto disumano, immorale e oltraggioso, la proposta di Trump di fare di Gaza una Riviera di resort dopo aver cacciato la popolazione, circa due milioni di persone, nei Paesi vicini, ostili questi ultimi a qualsiasi accoglienza di profughi e a progetti di una tale brutalità, mette in primo luogo in evidenza il disprezzo di Trump per il diritto internazionale e per i continui tentativi di smantellarlo. Non solo, ma la sicurezza con la quale il Presidente annuncia che Gaza sarà trasferita, con l’assenso di Israele, nelle mani degli Stati Uniti, dà l’impressione di quanto già fragili siano i dettami del diritto internazionale e di quanto possano essere facilmente ignorati.

Al riguardo, tuttavia, il diritto internazionale parla chiaro, e non solo per quanto riguarda Gaza, ma anche per la situazione più che inquietante che si sta disegnando in Cisgiordania : “Tutte le autorità e gli attori internazionali, in ogni circostanza, rispetteranno e garantiranno il rispetto degli obblighi previsti dal diritto internazionale, inclusi i diritti umani e il diritto umanitario, al fine di prevenire ed evitare le condizioni che possano portare al trasferimento forzato.”  Inoltre, il diritto internazionale non permette né a Israele, né a nessun altro Stato, di consegnare Gaza agli Stati Uniti, per il “diritto permanente di tutti i popoli a disporre di se stessi”. Infatti, qualsiasi progetto di trasferire, contro la sua volontà, la popolazione palestinese fuori da Gaza, costituirebbe un crimine di guerra e, se commesso contro una popolazione civile, anche un crimine contro l’umanità.

Ma la mortale determinazione di Trump nei confronti delle Istituzioni multilaterali e del diritto internazionale non si limita al destino del popolo palestinese. Dall’inizio del suo mandato, ha decretato l’uscita degli Stati Uniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), dall’Accordo di Parigi sul clima, ha minacciato l’indipendenza di altri Paesi e pensa di poter gestire il mondo con la forza bruta di un potente. 

Certamente la picconata più grave al diritto internazionale, Trump l’ha inferta con le sanzioni nei confronti della Corte Penale Internazionale (CPI). Un’Istituzione certamente ancora fragile, costruita per decenni dalla comunità internazionale, con l’obiettivo di contrastare e punire l’illegalità, l’arbitrio e l’impunità. Un tribunale indipendente, imparziale, in grado di assicurare alla giustizia i responsabili di tutti i crimini di guerra, i crimini contro l’umanità e i genocidi. Si tratta della prima e unica giurisdizione internazionale chiamata a garantire una giustizia internazionale.

In un mondo sconvolto da tante guerre, dal Medio Oriente all’Ucraina, dall’Africa all’Asia, impedire o non riconoscere il ruolo della Corte Penale Internazionale significa spegnere la speranza per un mondo più giusto, pacifico e democratico. E per questo, l’Unione Europea, se ancora vuole proteggere i suoi valori fondanti, deve unirsi e impedire a Trump di continuare nel suo disegno di distruzione di un futuro sostenibile del nostro Pianeta.

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