Da aprile di quest’anno il Burundi sta vivendo un periodo di crescente insicurezza e divisioni politiche che suscitano preoccupazione nella comunità internazionale. Questo contesto di instabilità è stato scatenato dalla candidature del presidente uscente Pierre Nkurunziza per il terzo mandato, violando la Costituzione e gli accordi di pace di Arusha. In questi otto mesi sono state molte le proteste e si contano circa 220 mila rifugiati. Si stima che oltre la metà sia costituita da bambini. Il Fondo monetario internazionale ha classificato il Burundi come il paese più povero al mondo, con un tasso di crescita negativo del 7,2%. Si stima che il 66,9% della popolazione viva sotto la soglia di povertà e che 3 bambini su 5 siano affetti da malnutrizione.
Oltre a Ruanda, Repubblica Democratica del Congo e Uganda, è la Tanzania a ospitare il numero maggiore di rifugiati (circa 117 mila) presso il campo di accoglienza di Nyarugusu dove sono già stati accolti in passato circa 60 mila congolesi. Le condizioni del campo sono precarie e non adeguate per gestire un’emergenza di tali dimensioni.
La Commissione europea ha stanziato lo scorso 17 dicembre altri 5 milioni di euro di aiuti umanitari per l’emergenza rifugiati, portando così a 14 milioni di euro gli aiuti destinati al Burundi nel 2015.
Questa somma è destinata a soddisfare le richieste crescenti di cibo, acqua potabile, riparo, servizi igienici, assistenza sanitaria mirata a fermare possibili epidemie e contagi.