CESE al lavoro per un’ Europa più vicina ai cittadini

1092

Henri Malosse, a soli tre mesi dalla sua elezione a Presidente del Comitato economico e sociale europeo (CESE), ha già iniziato i lavori di rinnovamento del CESE e presentare un piano d’azione concreto alla Commissione affinchè l’Europa diventi più efficiente, concreta e vicina ai cittadini. Per far ciò il CESE intende basarsi sui nuovi poteri conferitigli dal Trattato di Lisbona allo scopo di rafforzare la democrazia partecipativa e il dialogo civile.

Nel Comitato economico e sociale europeo, organo istituzionale consultivo, sono rappresentate le diverse componenti economiche e sociali della società civile organizzata; istituito dal Trattato di Roma nel 1957 con una funzione consultiva permette ai suoi membri, e quindi alle organizzazioni che essi rappresentano, di partecipare al processo decisionale dell’Unione. Il Comitato si compone di 344 membri, provenienti da tutta l’UE, nominati dal Consiglio dell’Unione europea.

L’Ufficio di presidenza del CESE, riunitosi la scorsa settimana, ha adottato un piano di riforma strutturale che prevede nuovi metodi di lavoro, che avranno un forte impatto sulle fasi a monte del processo decisionale, consentendo al CESE di adottare un meccanismo di anticipazione e di individuazione delle priorità e concentrando così le sue attività sulle questioni più importanti.

Il CESE, però, ambisce anche svolgere una funzione di follow-up, nel contesto della valutazione a posteriori della legislazione dell’Unione Europea: gli osservatori del CESE concentreranno infatti le loro risorse sull’elaborazione di valutazioni d’impatto, e a breve avvieranno uno studio sull’impatto economico e sociale della direttiva sui servizi.

In questo nuovo contesto il CESE ha adottato il proprio contributo al programma di lavoro 2014 della Commissione europea. Tra le misure proposte la richiesta di realizzare progetti che corrispondano alle aspettative dei cittadini, più precisamente:

  • un piano d’azione europeo per favorire l’apprendistato sulla base delle buone pratiche già in uso nell’UE;
  • l’introduzione di euro-obbligazioni sociali, per finanziare imprese o progetti con un orientamento sociale;
  • uno studio per valutare la fattibilità di un fondo europeo contro la povertà;
  • il rafforzamento dello Small Business Act grazie a nuovi strumenti finanziari a favore delle PMI come il microcredito, o il finanziamento collettivo (crowdfunding) .

Per saperne di più

 

_________________

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here