Aperta la nuova legislatura UE dopo il voto europeo 

9

Con la riconferma di Roberta Metsola alla presidenza del Parlamento europeo e di Ursula von der Leyen a quella della Commissione europea ha preso avvio la nuova legislatura UE 2024-2029, anticipata dalla presidenza del Consiglio europeo con il socialista portoghese Antonio Costa e dalla responsabilità di Alto Rappresentante per la politica estera affidata alla liberale estone Kaja Kallas.

Un’attenzione particolare era destinata alla presidenza della Commissione, un’istituzione con una responsabilità politica ed operativa tra le più rilevanti nel complesso quadro comunitario e a quel titolo oggetto di una contesa molto vivace. In gioco vi erano, con la configurazione delle alleanze tra i Gruppi politici presenti in Parlamento, gli orientamenti operativi di un’Istituzione che detiene in esclusiva il potere di iniziativa, cui si aggiungono il potere di gestione del bilancio e quello di controllo del rispetto delle normative europee.

Molto sono state commentate le alleanze politiche, in particolare il voto frammentato delle forze politiche della maggioranza al governo in Italia, non tanto quelli scontati,  positivo di Forza Italia e negativo della Lega, quanto piuttosto quello imbarazzato e coperto, fino a giochi chiusi e poi dichiarato contrario, da parte di Fratelli  d’Italia con il quale Giorgia Meloni ha proseguito sulla strada del suo isolamento politico, confermando quello maturato nel Consiglio europeo.

Meno si è prestata attenzione allo schema di programma con il quale Ursula von der Leyen si è presentata alla ricerca di una riconferma, non scontata e finalmente ottenuta, con 401 voti favorevoli e 284 contrari, grazie al sostegno dei Verdi venuti in soccorso a una maggioranza indebolita da non pochi franchi tiratori.

Per acquisire quel consenso, migliore di quello ottenuto nel 2019 senza essere sufficientemente rassicurante, la candidata presidente ha dovuto prodursi in una proposta acrobatica di equilibrio tra passato e futuro, tra le posizioni non proprio omogenee della coalizione che la sostenevano, cercando di non scontentare nessuno, rassicurare più d’uno e sedurne altri. 

Il risultato è stato un discorso ad alto tasso di promesse, in una linea di prevalente continuità con la legislatura scorsa e qualche apertura, senza però rischiare troppo in innovazione. Non sorprende che fosse così, da una parte per il rispetto della maggioranza uscente e adesso rientrante grazie al risultato elettorale e, dall’altra, per un contesto politico internazionale in forte fibrillazione, in particolare in vista delle elezioni americane di novembre.

Questo premesso, l’architrave della proposta si regge sul nodo della crescita e competitività, in attesa del Rapporto Draghi sul tema, sul rafforzamento della difesa europea e sulla salvaguardia della democrazia, cui hanno fatto seguito le proposte di due nuovi portafogli nel futuro Collegio dei commissari, quello per il Mediterraneo e quello per la difesa: due competenze che bisognerà comporre con le responsabilità proprie dell’Alto Rappresentante per la politica estera e non sarà automatico.

Rimane tra gli orientamenti quello di proseguire, ma con più pragmatismo, nella politica ambientale declinata in modalità industriale, dare impulso alla transizione digitale, rivedere la politica agricola, rafforzare la politica sociale e la contrattazione collettiva, prepararsi agli allargamenti futuri anche rivedendo i Trattati e dotarsi di uno “scudo per la democrazia”, minacciata fuori e dentro l’Unione.

Non sono quindi le buone intenzioni e gli impegni che mancano, quello che resta ancora nella nebbia sono gli strumenti e le risorse per attivarli e non solo quelle finanziarie, ma anche quelli politici in un’Unione “disunita” e con leader politici spesso in difficoltà nei propri Paesi e con stature non sempre di statisti capaci di preparare il futuro, senza dimenticare la crescente disaffezione dei popoli europei per il progetto comunitario.

E’ presto per un giudizio: l’insediamento della nuova Commissione e il suo programma di legislatura è atteso in autunno avanzato, prima dovrà essere composto il Collegio dei commissari e la distribuzione dei portafogli, un punto interrogativo per l’Italia, e passare l’esame del Parlamento europeo che ha spesso riservato sorprese, rispendendo più di un candidato commissario al mittente.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here