Antonio Megalizzi: il suo “sogno europeo” rimane vivo anche dopo un anno dalla morte

399

La realtà, alle volte, prende forma anche grazie alle utopie e ai progetti di donne e uomini che sono convinti della necessità di costruire, ogni giorno, la casa europea

Il 14 dicembre 2019 ricorre il primo anniversario dalla morte di Antonio Megalizzi, il giornalista italiano scomparso a causa delle conseguenze di un colpo di pistola ricevuto mentre si trovava al Christkindelsmärik di Strasburgo, il mercato di Natale della città.

Megalizzi era nel capoluogo dell’Alsazia per il suo lavoro di giornalista presso Europhonica, una web-radio nata con lo scopo di raccontare l’Unione Europea. Aveva appena concluso un’intervista nell’edificio del Parlamento europeo ed era uscito per una serata nel centro città, ormai pervaso dal clima natalizio. Era l’11 dicembre 2018 e l’azione terroristica di Chérif Chekatt provocò la sua morte, oltre a quella di altre quattro persone (Pascal Verdenne, Bartosz Piotr Orent-Niedzieklski, Kamal Naghchband, Anupong Suebsaman) e al ferimento di undici.

Questo avvenimento tragico suscitò una forte reazione emotiva, che portò all’intitolazione di una sala stampa del Parlamento europeo alla memoria del giornalista trentino. Il 7 giugno scorso, poi, è stata presentata una Fondazione che porta il suo nome, volta a organizzare «attività ed eventi che permettano a giovani e meno giovani di essere informati sulla nostra realtà, sulla comunicazione e sui temi di integrazione. Contro l’odio e la disinformazione».

L’11 dicembre 2019, alle 19.45, per ricordare l’attentato, le chiese di Strasburgo e dei comuni confinanti hanno deciso di far suonare le campane e gli abitanti hanno posto delle candele sulle finestre delle loro abitazioni. Il ministro dell’Interno francese, Christophe Castaner, presente in città, ha affermato che questa «non sarà mai la data dell’odio, sarà la data del ricordo, del ricordo dei valori, delle passioni e delle lotte dei cinque uomini che sono caduti quel giorno». Lo stesso ministro ha poi conferito la Legione d’Onore e l’Ordine al merito a sette dei poliziotti intervenuti un anno fa nel corso dell’attentato.

Oggi la memoria di Megalizzi sopravvive anche grazie a un libro di Paolo Borrometi, Il sogno di Antonio. Storia di un ragazzo europeo (Solferino, Milano 2019), che raccoglie gli scritti del giovane trentino, nonché le testimonianze di alcuni dei suoi familiari. Il vicedirettore dell’Agi sottolinea come Megalizzi «ne aveva tanti, di ideali e di sogni. E non sognava a occhi aperti, lui non era un ingenuo. […] Faceva sogni concreti, lui, e non dava mai nulla per scontato. […] Lui che mentre certa politica con i suoi toni perentori cerca di convincerci che l’Europa è “brutta e cattiva” e il mondo un luogo insicuro, da riempire di porte, di muri e di confini, credeva invece moltissimo in un futuro aperto, senza barriere, e nel progetto europeo. Era il suo sogno, e va difeso».

Come sostiene Borrometi, Antonio Megalizzi non deve essere considerato un “simbolo”. Quelli che contano effettivamente in misura maggiore sono i valori propri del giornalista trentino. Il senso di curiosità, la voglia di approfondire e il desiderio di rendere consapevole un gran numero di cittadini e cittadine rispetto alle tematiche europee sono la prova evidente che esiste una parte di società che non si accontenta di verità preconcette e di trovare rifugio nella chiusura verso l’altro e verso il diverso. Le cause di questi ultimi fenomeni meriterebbero una seria e approfondita analisi, legata innanzitutto alla questione dell’educazione e alla capacità che ne deriva di comprendere la realtà che ci circonda.

Tuttavia, Megalizzi era dedito alla sensibilizzazione verso il fronte opposto, quello dell’apertura e del “sogno europeo”, un progetto in fieri del quale non si conoscono né la direzione né tantomeno un obiettivo da raggiungere. Come tutti i sogni, si procede con cautela, giorno per giorno, sperando che sempre più persone ci seguano. Camminare insieme dà forza e fiducia. Antonio Megalizzi ci ha accompagnati per un tratto forse troppo breve di strada, eppure, con il suo impegno costante, ci ha suggerito che bisogna proseguire in quel verso.

Perché la realtà, alle volte, prende forma anche grazie alle utopie e ai progetti di donne e uomini che sono convinti della necessità di costruire, ogni giorno, la casa europea.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here