Anche per l’Unione Europea una settimana di Passione

24

Fra non molti giorni sarà Pasqua, ma per arrivarci l’Unione Europea deve affrontare anch’essa una “via crucis”, senza sapere se al termine delle prove che l’attendono ne uscirà viva e rafforzata. Fuor di metafora, l’Unione Europea vittima di una duplice aggressione, la guerra armata  della Russia da est e quella commerciale avviata da Trump, sarà alle prese nei prossimi giorni con decisioni che molto decideranno del suo futuro.

Esclusa dalla coppia Putin-Trump dai negoziati per una tregua in Ucraina, con molti suoi Paesi incerti sul futuro di una difesa comune, adesso l’Unione Europea deve affrontare la sfida lanciatele da oltre Atlantico da una raffica di dazi che rischiano di mandare in recessione la sua economia con un pesante impatto sulla vita quotidiana di cittadini, consumatori e risparmiatori, e su migliaia di lavoratori a rischio disoccupazione.

L’ondata di dazi scatenata nel mondo ha colpito l’ex-alleato europeo, la Cina e le economie asiatiche e altre nel mondo, risparmiando solo la Russia con qualche sconto al Regno Unito e a pochi altri. La Cina non ha esitato a rispondere, colpendo a sua volta con dazi di pari dimensioni gli USA; Canada e Messico hanno ottenuto provvisorie riduzioni dei dazi, mentre tocca adesso all’Unione Europea reagire.

Due teoricamente le strade che l’UE ha davanti: temporeggiare con la risposta, consentendo altro tempo a tentativi di negoziato o rispondere ai dazi americani con analoghi contro-dazi europei, mirati sui settori economici americani più esposti, come in particolare sul versante dei servizi. 

Le conseguenze della scelta sono rilevanti: da una parte non bisogna mandare oltre Atlantico un messaggio di debolezza, se non di resa; dall’altra si deve, per quanto possibile,  evitare di scatenare una guerra commerciale che penalizzerebbe l’economia mondiale, quella americana ed europea comprese.  Senza però dimenticare che un cedimento dell’UE potrebbe venire letto nel mondo come un atto di sottomissione politica alla prepotenza di chi fa carta straccia delle regole internazionali, con modalità non così diverse da quanto sta avvenendo nel caso del conflitto russo-ucraino.

Finora l’UE ha scelto la strada della prudenza, rinviando una decisione che adesso diventa urgente. E’ una sua competenza esclusiva la responsabilità della politica commerciale e tocca adesso alla Commissione europea formulare una proposta per rispondere all’aggressione in corso e al Consiglio dei ministri dei governi UE valutarla e giungere a una decisione: questa non è vincolata ad un voto all’unanimità, sarà sufficiente la maggioranza qualificata ponderata per numero di Paesi e di popolazione rappresentata perché venga adottata.

L’orientamento è quello di cominciare fin da subito con una prima salva di dazi il 15 aprile, in attesa di rincarare la dose fra un mese in caso di mancata trattativa, tenuto conto anche di una incertezza negli schieramenti su un’ulteriore proposta di dazi, tra chi vuole una risposta dura e chi insiste nella ricerca di un compromesso. Tra questi ultimi è però necessario un chiarimento: a patto che il  compromesso sia espressione di una volontà condivisa europea e non invece  quello cercato, magari sottobanco, da contatti e intese bilaterali tra singoli Paesi UE e gli USA.

Nel primo caso si rispettano i Trattati, l’UE rafforza il proprio ruolo e il negoziato con gli USA può contare sulla forza di una realtà economica di 27 Paesi uniti in grado di contrastare l’aggressore; nel secondo caso rischia di prevalere la tattica suicida per i più deboli del “divide et impera”, cui è molto affezionato Trump, contento di poter disarticolare l’UE al proprio interno.

In questo contesto molti occhi sono puntati sul governo italiano, profondamente diviso al proprio interno sul livello della risposta, come testimoniato dalle divergenze tra i due vice-presidenti del Consiglio, in attesa che la presidente esca dalle sue tradizionali ambiguità a metà strada tra le due sponde dell’Atlantico, con il rischio per l’Italia di fare la fine dell’asino di Buridano, morto di fame perché indeciso quale scegliere tra i due fasci di fieno che aveva davanti.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here