Tra le due guerre mondiali del secolo scorso scosse le coscienze il romanzo di Erich Maria Remarque, “All’Ovest niente di nuovo”: un titolo ancora attuale per molti versi, ma oggi da riscrivere nel contesto di un Occidente dove molto di nuovo sta capitando. In particolare per la frattura in corso dell’Occidente dove sembrano allontanarsi ogni giorno di più le due sponde dell’oceano Atlantico. Purtroppo di “niente di nuovo” restano le guerre nel mondo e nel nostro continente, in guerra da sempre, salvo una tregua vissuta nella “piccola Europa”, ad eccezione della ex-Jugoslavia a partire dagli anni ‘90.
Il nuovo che avanza ci sta portando indietro nella storia, creando instabilità nel mondo e distruzioni di interi territori: nel primo caso per primaria responsabilità della nuova politica internazionale americana e nel secondo caso, come in Ucraina, per l’aggressione in corso della Russia ai confini dell’Unione Europea.
Entrambi gli aggressori hanno suonato la sveglia ad un’Unione Europea in letargo, politico ed economico, obbligandola a prendere coscienza della sua fragilità e di quanto sia rimasto incompiuto il suo progetto di pacifica ricomposizione e integrazione del continente uscito in macerie dalla Seconda guerra mondiale, dopo essersi già suicidato con la Prima.
Due adesso i fronti – brutta parola, ma difficile evitarla – verso i quali l’UE deve rispondere. Con urgenza proteggendosi da est, rafforzando le nostre fragili difese, frammentate a livello nazionale, e lavorando alla costruzione di una politica comune di sicurezza e difesa facendo leva in particolare su strumenti di deterrenza. Senza perdere troppo tempo nel tentativo apprezzabile, ma senza grandi speranze di successo, di un negoziato con Trump e la sua squadra per trovare intese politiche e commerciali tra i “due Occidenti”, nel duro conflitto tra di loro emerso in questi mesi.
Dopo non aver visto venire l’aggressione russa in preparazione da anni, l’Unione Europea non ha raccolto i segnali di presa di distanza in provenienza dagli USA, già nel corso della presidenza Obama, quando il baricentro delle priorità politiche americane si spostarono nell’Indo-Pacifico, probabile teatro di future pericolose tensioni di cui già oggi si vedono i segni.
Non bastò nemmeno nel 2017 l’allarme lanciato dalla Cancelliera Angela Merkel, di ritorno dall’incontro con il presidente Trump al suo primo mandato, quando si rivolse al Consiglio europeo ricordandogli che era venuta l’ora per l’UE di “prendersi le sue responsabilità”. Negli anni si chiaccherò di “autonomia strategica europea” nella NATO, con risultati modesti se non nulli.
C’è voluta la recente irruzione di Trump e di Musk in Europa, in singolare sintonia con Putin, perché l’allarme venisse finalmente raccolto, anche se con grande ritardo.
A muoversi per primo è stato il presidente francese Emmanuel Macron, chiamando a raccolta i Paesi potenziali candidati a formare una “coalizione di volenterosi”, facendo perno sul dissotterrato “Triangolo di Weimar” creato nel 1991 con Germania e Polonia e allargandolo per l’occasione a Italia, Spagna e altri, con l’innesto del Regno Unito in ravvicinamento verso l’Unione Europea, abbandonata nel 2020.
Qui, al “nuovo in Occidente” negativo, opera dei nostri aggressori da est e da ovest, si affianca quello “nuovo” positivo di una riaggregazione in corso tra una potenziale avanguardia di Paesi europei che potrebbe un giorno trainare, tutto o parte, del lungo e lento convoglio, oggi di 27 e domani di 35 Paesi europei verso una nuova Unione Europea.
L’iniziativa, provvisoriamente a guida franco-britannica, in attesa che si insedii il nuovo Cancelliere tedesco, ha schiodato anche le Istituzioni europee, con la Commissione che ha formulato una proposta, infelicemente titolata “Riarmo Europa” dai contenuti discutibili, ma per ora ripresa nella sostanza dagli orientamenti politici del Consiglio europeo dei Capi di Stato e di governo lo scorso 6 marzo, in attesa che vengano formulati gli strumenti legislativi ed operativi da presentare al prossimo Consiglio europeo del 21 marzo.
Intanto questa settimana si riunisce il Parlamento europeo: sarà importante capire come su tutte queste iniziative si eserciterà il controllo democratico.