Le piccole e medie imprese (PMI), cioè con un numero di dipendenti inferiore a 250 e un fatturato inferiore a 50 milioni di euro, sono circa 23 milioni nell’UE (99% del totale) e danno lavoro a 75 milioni di persone (70% della forza lavoro), ma sono in maggioranza escluse dal sistema globale.
Oltre il 96% delle PMI nell’UE è di piccole dimensioni, con meno di 50 dipendenti e un fatturato annuo inferiore a 10 milioni di euro, cosa che «limita la loro capacità di esportare beni e servizi oltre i confini nazionali, dati gli elevati costi fissi» secondo una relazione del Paramento europeo, che chiede di promuovere l’internazionalizzazione delle PMI e favorire la competitività , la crescita e l’occupazione.
«I mercati aperti e la concorrenza leale rappresentano i migliori strumenti per garantire le opportunità per le PMI nell’economia globalizzata», anche perchà© «l’internazionalizzazione genera competitività e crescita, contribuendo all’espansione delle imprese e quindi all’occupazione» osserva l’Europarlamento. Eppure solo l’8% delle PMI dell’UE esporta beni al di fuori delle frontiere nazionali, mentre solo il 3% di esse considera prioritaria l’esportazione di beni al di fuori dell’UE. Secondo l’Europarlamento, la Commissione dovrebbe affrontare «in modo esplicito» le difficoltà incontrate dalle PMI nelle esportazioni, precisando con quali strumenti nazionali o europei è possibile aiutare le PMI a migliorare le loro prestazioni sui mercati mondiali.
Le priorità d’intervento proposte dai deputati europei riguardano maggiore tutela dalle contraffazioni, marchio d’origine e protezione internazionale delle indicazioni geografiche dei prodotti alimentari, migliorare le indagini relative alla difesa commerciale dal dumping e norme specifiche e semplificate nell’ambito dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC-WTO), nonchà© clausole speciali relative alle esigenze delle PMI.