A Berlino una dichiarazione in «tono minore»?

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Il Consiglio europeo è stata l’occasione per i Capi di Stato e di Governo di confrontarsi sulla proposta informale della Presidenza tedesca per la dichiarazione di Berlino, che dovrà   essere firmata il 25 marzo in occasione del cinquantenario dei Trattati di Roma. Un generale consenso si è registrato sulla struttura di base proposta dalla Presidenza: la dichiarazione sarà   scritta in un linguaggio accessibile a tutti i cittadini europei e sarà   composta da cinque parti: i traguardi storici raggiunti dall’Ue (soprattutto il mercato unico, l’euro e lo spazio Schengen), i valori comuni, le particolarità   dell’Ue, le sfide future (globalizzazione, sicurezza energetica e cambiamento climatico), la volontà   politica di proseguire nell’integrazione. Dopo i colloqui dell’8 marzo, la Presidenza tedesca si orienta verso un testo generale che eviti di affrontare le questioni più spinose su cui gli Stati membri hanno espresso idee diverse: in particolare, per la seconda parte, la questione delle radici cristiane dell’Europa e per l’ultima parte, il futuro della politica di allargamento e della Costituzione europea. Probabilmente la dichiarazione di Berlino richiamerà   la necessità   di una «riforma istituzionale» senza far alcun riferimento al processo costituzionale in corso, che sarà   invece l’oggetto del Vertice di giugno, dove la Presidenza tedesca presenterà   la sua road map.
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