Una speranza per la Siria?

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Si apre a Montreux il 22 Gennaio la Conferenza “Ginevra 2” per tentare di trovare una soluzione diplomatica e politica alla guerra in Siria. Una Conferenza che ha già fatto molto discutere, più volte rinviata e i cui obiettivi, col passare degli anni e della guerra, sono diventati, fra le parti chiamate a negoziare, così distanti da considerarsi quasi incompatibili.

La ribellione siriana, nata sulla scia delle Primavere arabe nel marzo 2011, si è rapidamente tramutata in una guerra civile, aprendo poi, fra le fila dei combattenti dell’opposizione al regime di Bachar al Assad, le porte a forze jihadiste e di Al Qaeda provenienti da tutta la regione, innescando un ulteriore conflitto all’interno dell’opposizione stessa. Unico punto fermo in questa tragica guerra, la posizione di Bachar al Assad, che, in un costante e intransigente atteggiamento ha portato avanti la sua guerra, contro il suo popolo e contro un’opposizione che non ha mai smesso di definire solo ed esclusivamente “terrorista”. Solo che questa guerra ha già causato più di 130.000 morti e milioni di rifugiati nei Paesi vicini. Una delle tragedie più grandi in quest’inizio di XXI secolo.

I previsti colloqui di pace si inseriscono quindi in un contesto estremamente intrecciato e complicato e  non solo a livello locale, ma anche regionale e internazionale. A livello locale, l’opposizione è fortemente divisa sulla partecipazione alla Conferenza, giudicata da una parte di essa non solo come una specie di resa al regime di Bachar, ma anche problematica rispetto all’accordo raggiunto con la Conferenza di Ginevra 1 del giugno 2012 sulla creazione di un Governo di transizione riconosciuto dalle due parti. Un obiettivo e una prospettiva che Bachar Al Assad non ha mai preso in considerazione, visto che il suo Governo siederà al tavolo dei negoziati di Ginevra 2.  A livello regionale, le divisioni si sono accentuate con l’invito all’Iran da parte del Segretario Generale dell’ONU, poi ritirato, a partecipare ai colloqui di pace. Una presenza quella iraniana, che avrebbe ipotecato la partecipazione dell’opposizione visto che Teheran è ed è stato il principale sostenitore del regime siriano, ma che ha anche sottolineato le divergenze, a livello internazionale,  fra i principali attori in questa Conferenza di pace: la Russia e gli Stati Uniti.

Tuttavia, sebbene l’ottimismo non sia all’ordine del giorno della Conferenza, è la prima volta che Governo e una parte dell’opposizione siriana si ritrovano faccia a faccia al tavolo dei colloqui. Se non è ancora permesso immaginare una soluzione del conflitto a breve  termine, Ginevra 2 potrebbe affrontare l’aspetto dell’emergenza umanitaria all’interno e all’esterno del Paese, divenuta ormai insostenibile per la maggior parte della popolazione e per la comunità internazionale. Bachar al Assad permettendo.

Pur  ripetendo il vecchio adagio che la pace si fa con i nemici, Ginevra 2 solleva tuttavia un inquietante interrogativo: fin dove la comunità internazionale potrà accettare di negoziare con un regime che si è macchiato di tanti crimini e che non vede altro che la guerra come soluzione? Immaginiamo che la pace percorra spesso strade imprevedibili ma speriamo anche che passi attraverso i sentieri della giustizia.

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