La Polonia ha bloccato la decisione dell’UE di proclamare ufficialmente il 10 ottobre Giornata europea contro la pena di morte. Le autorità polacche hanno infatti dato la loro disponibilità solo se tale giornata è collegata ad altri temi di protezione della vita e alla condanna dell’aborto e dell’eutanasia.
La Polonia, totalmente isolata rispetto agli altri 26 partner europei e alla Commissione europea, ha fatto valere il veto su una decisione che richiede l’unanimità , ritenendo «non interessante» una Giornata contro la pena di morte in quanto l’abolizione della pena capitale è già una realtà in tutta l’UE. Al posto di questo tipo di iniziativa ha proposto una «Giornata in difesa della vita», ma la presidenza di turno portoghese ha osservato come tale proposta risulti «inutile» non essendoci a livello europeo una politica comune sull’interruzione di gravidanza e l’eutanasia, mentre esiste invece una politica comune contro la pena di morte.
Sconcerto e preoccupazione per la decisione polacca sono stati espressi da vari rappresentanti europei, mentre il vicepresidente della Commissione europea Franco Frattini ha dichiarato che «non si possono tollerare dubbi e incertezze su un tema come questo».
I fratelli-gemelli cattolici e conservatori Lech e Jaroslaw Kaczynski, rispettivamente presidente e premier della Polonia, non hanno mai nascosto la loro posizione favorevole alla pena di morte, esprimendo più volte disappunto per la sua abolizione. Nell’agosto del 2006 hanno anche tentato di modificare la Convenzione europea dei diritti dell’uomo che vincola i 47 Stati membri del Consiglio d’Europa a vietare il ricorso alla pena capitale. La presidenza portoghese dell’UE cercherà ora di fare cambiare idea alla Polonia prima del 9 ottobre: in quella data dovrebbe infatti essere firmata a Lisbona una dichiarazione congiunta dell’UE e del Consiglio d’Europa per proclamare la Giornata europea e chiedere l’abolizione universale della pena di morte.