L’ Unione Europea, nella Giornata internazionale per il contrasto alle mutilazioni genitali femminili, ”rinnova il suo impegno nel ”sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale per sradicare questa pratica che viola i diritti delle donne e la loro integrità fisica e mentale”. Nella documento, approvato il 6 febbraio, si definisce prioritaria la ”prevenzione”, accompagnata dalla necessità ”di integrare le legislazioni nazionali che proibiscono la pratica, aumentando la consapevolezza sulle terribili conseguenze delle mutilazioni genitali femminili sulla salute psico-fisica di donne e ragazze” e ”fornendo servizi di sostegno alle vittime”.
N ella nota si evidenzia come ”l’Ue stia adottando azioni all’interno e al di fuori dei suoi confini”: ogni anno nel mondo le mutilazioni genitali femminili vengono praticate su un numero di bambine stimato tra i 2 e i 3 milioni, per la maggior parte sotto i 14 anni. Una pratica orribile praticata in 26 Stati africani, ma anche in Egitto, nello Yemen e in tutto il Medio Oriente: secondo il World Report 2012 di Human Rights Watch, questa barbaria è in aumento in Iraq e nel Kurdistan.
Anche in Europa, secondo stime Ue, sarebbero circa 500.000 le donne residenti infibulate, mentre in Italia ci sarebbero 93.000 donne a rischio, tra cui 7.700 bambine.
“Purtroppo i dati sono tristemente noti: una donna su cinque in Europa è stata vittima almeno una volta nella vita di violenza. L’aula di Strasburgo ha ribadito anche oggi il proprio impegno affinché l’UE metta in atto una strategia forte e multisettoriale per porre fine in tutto il mondo ad ogni forma di violenza contro le donne e le ragazze”, dichiara il Vicepresidente del Parlamento europeo e Presidente del gruppo di alto livello per l’uguaglianza di genere Roberta Angelilli.
“Nonostante lo scorso dicembre l’Onu abbia adottato all’unanimità una risoluzione che chiede a tutti i paesi del mondo di mettere al bando le mutilazioni genitali femminili ancora oggi sono pochi gli Stati membri che hanno legislazioni adeguate per prevenire e per punire questa pratica. Passaggio obbligato deve essere prima di tutto la ratifica da parte di tutti gli Stati membri della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, testo che definisce le mutilazioni genitali femminili come reato. A marzo -prosegue Angelilli- quando si svolgerà la 57° sessione della Commissione sullo status delle donne delle Nazioni Unite ci aspettiamo dall’Unione Europea un’azione incisiva affinché si sviluppi finalmente un piano globale coordinato a livello nazionale, europeo ed internazionale”.