Unione europea: c’è un pilota a bordo?

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Le vacanze sono sacre, anche per i politici, tanto quelli nazionali che quelli europei. Ma c’è un problema: purtroppo la storia non va in vacanza, ancor meno quando imperversano le guerre e la gente muore a migliaia e decisioni importanti non possono aspettare.

È grave se il governo nazionale rinvia a giorni migliori il problema delle concessioni balneari o le misure per allentare il disagio nelle carceri, è grave ma sopportabile se vengono rinviate le decisioni per i vertici della RAI, più grave se non si affronta con urgenza la crisi economica e finanziaria. 

Molto più grave ancora se non c’è un pilota a bordo per guidare la barca dell’Unione Europea nelle tempeste che si succedono in continuità. Come, per esempio, con l’aggravamento del conflitto russo-ucraino o il rischio di esplosione del Medioriente, dove si moltiplicano le stragi di civili e non si intravvede un varco verso una qualche forma di tregua, ogni giorno annunciata come imminente e sempre rinviata, come accade in questo mese di agosto.

Tutte queste vicende, e molte altre ancora, incrociano nell’Unione Europea una transizione complessa tra vecchie e nuove responsabilità istituzionali, indebolendone la capacità di intervento tempestivo. 

È in carica la nuova presidente del Parlamento, ma è in vacanza fino a settembre lo stesso Parlamento; è in carica il nuovo presidente del Consiglio europeo dei Capi di Stato e di governo, ma sono in vacanza o in altri affari affaccendati proprio questi ultimi. E’ stata riconfermata per un nuovo mandato Ursula von der Leyen alla testa della Commissione europea, ma è in fase di scioglimento l’intero Collegio dei commissari, in attesa di una sua nuova composizione che non sarà pronta prima dell’autunno avanzato e con la stessa presidente della Commissione che si insedierà alla guida della nuova legislatura 2024-2029 solo a dicembre. 

A guardia del fortino restano, immuni per ora da transizioni, la Corte europea di giustizia e la Banca centrale europea a vigilare sulla fibrillazione in corso dei mercati finanziari. Ma, per fare buon peso, sono in piena transizione fuori d’Europa, l’Amministrazione USA e la guida dell’Alleanza atlantica (NATO), mentre se ne stanno tranquilli al loro posto Vladimir Putin a Mosca e Xi Jinping a Pechino.

Funzionano così le nostre democrazie, con qualche complessità e lentezza di troppo, talvolta con qualche passaggio a vuoto, magari proprio in coincidenza con emergenze che andrebbero affrontate senza perdere tempo e coinvolgendo doverosamente nelle decisioni quanti ne sono responsabili.

In questo quadro vacante ha suscitato qualche perplessità la dichiarazione, nei giorni scorsi, del portavoce della Commissione europea sulla legittimità dell’intervento militare ucraino in territorio russo. Si è trattato di un’affermazione probabilmente corretta nella forma, ma politicamente non condivisa con gli alleati, con un interrogativo supplementare se toccasse alla Commissione la titolarità di questa dichiarazione, piuttosto che al Consiglio europeo, se non addirittura all’Alleanza atlantica, la vera responsabile nel merito.

Non aiuta la democrazia – e ancor meno la ricerca della pace – la confusione dei ruoli e la non condivisione delle responsabilità con quanti sono stati legittimati dal voto a decidere, anche se può essere un’attenuante intervenire in una situazione di assenza di chi quelle responsabilità le avrebbe dovute esercitare.

Un episodio che serva da lezione per quando, speriamo presto, si metterà mano a riformare l’assetto istituzionale UE, semplificando le procedure e rendendole trasparenti per i cittadini.

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