Consiglio e Parlamento europeo hanno raggiunto un’intesa provvisoria su una materia particolarmente rilevante non solo per l’UE ma per l’Italia in particolare (e, nello specifico, per la Pianura Padana).
I rappresentanti delle due istituzioni si sono infatti accordati per rivedere gli standard in materia di qualità dell’aria nel contesto della politica che vuole portare l’UE a raggiungere non soltanto il traguardo “emissioni zero” ma anche “inquinamento zero” entro il 2050.
Al momento, l’intesa prevede la fissazione di obiettivi più stringenti rispetto alla riduzione – entro il 2030 – dei principali inquinanti dell’aria in conformità alle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: si tratta, ad esempio, dei particolati (PM 2,5 e PM 10), dei biossidi di azoto e zolfo (NO2 e SO2), del piombo, dell’arsenico e di tanti altri inquinanti ben noti soprattutto a chi vive nelle regioni dell’Italia settentrionale, segnalatasi negli ultimi mesi come una tra le aree maggiormente inquinate dell’UE.
Ai 27 Paesi UE sarà richiesto, in caso di superamento o rischio di superamento dei nuovi limiti nel quadriennio 2026-2029, di adottare dei piani per la qualità dell’aria per le zone interessate nonchè dei piani d’azione “emergenziali” nei quali dettagliare le misure da adottare per contrastare il fenomeno (vi figurano, al momento, le limitazioni alla circolazione dei veicoli più inquinanti, la sospensione dei lavori di costruzione, etc.).
Agli Stati sarà inoltre richiesto di prevedere, all’interno del proprio ordinamento giuridico, dei rimedi giudiziali idonei a garantire l’accesso alla giustizia per i portatori di interesse intenzionati a sindacare l’attuazione della direttiva da parte dello Stato e a far sì che i cittadini possano richiedere un indennizzo in caso di danni alla salute conseguenti a violazioni intenzionali o dolose delle norme nazionali che recepiranno la direttiva.
Entro il 31 gennaio 2029 sarà tuttavia possibile per gli Stati presentare richiesta di proroga del termine per il raggiungimento delle soglie indicate, qualora le condizioni climatiche o orografiche dei territori o la necessità di interventi strutturali sui sistemi di riscaldamento domestico renda impossibile il rispetto dei termini prefissati.
La proposta dovrà essere approvata ufficialmente da entrambe le istituzioni (e, trattandosi di direttiva, recepita dai singoli Stati) per divenire efficace.
Per approfondire: il comunicato della Commissione europea