Unione Europea, attenti ai sondaggi

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Ci faranno compagnia nei mesi che ci separano dalle elezioni europee di inizio giugno 2024: sono i sondaggi sugli umori politici dei futuri elettori europei, sempre che vadano a votare. Bisognerà prestarvi attenzione, non solo per le indicazioni che ne scaturiranno, ma anche per le possibili manipolazioni orientate a condizionare il voto. Attenti ai sondaggi dunque, senza scambiarli con i voti che verranno depositati nelle urne dove si esprime il popolo sovrano.

Per cominciare un esercizio da proseguire nel tempo, di sondaggi prendiamone cinque di recenti, nell’Unione Europea, in Italia, in Spagna, in Polonia e in Germania.

Gli ultimi risultati resi pubblici a giugno da Eurobarometro, un’indagine promossa dal Parlamento europeo, sembrano dare buone notizie per il futuro dell’Unione Europea, registrando una sensibile crescita dell’interesse per le questioni europee da parte del 56% dei cittadini europei, con una percentuale in aumento di sei punti rispetto al 2018, a testimonianza che la legislatura europea iniziata nel 2019 ha rafforzato il senso di appartenenza all’UE. Una stagione europea che ha visto le Istituzioni UE rispondere con buona efficacia all’irruzione della pandemia nel 2020 e all’invasione russa dell’Ucraina nel 2022. Risposte che dovrebbero contribuire ad aumentare la partecipazione al voto nelle prossime elezioni: si orienterebbero in tal senso il 67% dei cittadini europei e il 64% degli italiani.

Sulle opinioni europee di questi ultimi ha indagato anche l’ultimo sondaggio condotto da Demos, pubblicato domenica scorsa. Qui si registra qualche incertezza in più quando si tratta di dichiarare il grado di fiducia nei confronti dell’UE: rispondono positivamente il 42% degli italiani, con il 29% che voterebbe per lasciare l’UE, tra questi il 44% degli elettori della Lega e il 36% di Fratelli d’Italia.

Ci fu un tempo in cui, stregati da Brexit, molti fantasticavano di un referendum (peraltro non consentito dalla nostra Costituzione) su “Italexit”: nel 2019 sarebbero stati pronti a votare per lasciare l’UE il 39% degli italiani mentre, nel 2023, dopo il Covid e la guerra della Russia, la percentuale è scesa di dieci punti, con il 68% degli italiani determinati a rimanere nell’UE.

Altri segnali sugli umori politici dei cittadini europei ci arrivano da due rilevazioni nazionali, quelle in Spagna e in Polonia, dove gli esiti elettorali delle elezioni spagnole il prossimo 23 luglio e di quelle polacche in autunno peseranno non poco sul futuro dell’Unione Europea.

Anche la Spagna, come non pochi altri Paesi UE in recenti elezioni, sembra andare verso una forte avanzata delle destre, in particolare di quella estrema di Vox, corteggiata da Fratelli d’Italia e decisiva per l’eventuale formazione di una alleanza in Spagna non proprio amica del processo di integrazione europea, anche se la prospettiva più probabile rischia di essere quella di una contrastata fase di ingovernabilità, già conosciuta in un passato recente.

Molto aperta la situazione in Polonia, dove sono praticamente testa a testa nei sondaggi il partito di  destra, vicino a Fratelli d’Italia, di pochi punti sopra conservatori e moderati, cui potrebbero affiancarsi i partiti di sinistra.

A questi sondaggi si aggiungono quelli recenti in Germania, dove spicca il 21% attribuito al partito di estrema destra, con simpatie naziste, Alternativa per la Germania (AFD), oggi alleato con la Lega nel Parlamento europeo. Un risultato tanto più inquietante perché colloca questo partito sopra il partito socialdemocratico e poco sotto i cristiano-democratici.

Ripetiamolo ancora: attenti ai sondaggi, che non sono il voto e che non preannunciano facili alleanze tra le destre europee, ma sufficienti per allertare sui rischi che potrebbe correre il futuro dell’Unione Europea.

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