Gravi violazioni ed abusi dei diritti umani. La risposta dell’Unione europea

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Riportiamo l’analisi del magistrato Alberto Perduca in merito ai provvedimenti adottati dall’Unione europea per sanzionare individui ed entità responsabili di abusi e violazioni dei diritti umani.


Bene ha fatto APICE a ricordare la Giornata mondiale dei diritti umani del 10 dicembre 2020 in connessione con la nuova  strategia  adottata dall’Unione europea per rafforzare tali diritti al proprio interno ed anche per accompagnare di pari passo il Recovery Plan. Se, come si legge nel Preambolo della Carta dei diritti fondamentali, l’Unione si fonda sui valori indivisibili ed universali di dignità umana, di libertà, di uguaglianza (..) e si fonda sui principi di democrazia e dello stato di diritto, la realizzazione tanto degli uni come degli altri non è affatto scontata ma esige l’impegno incessante di istituzioni e società.

Su questo sentiero, tuttora accidentato nonostante i 72 anni dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani dell’Onu, conforta vedere il recente passo preso dall’Unione europea in risposta a quanto di inaccettabile continua ad accadere in tante parti del mondo. Si tratta delle misure previste per rendere il territorio europeo ostile a persone, entità e organismi, governativi e non,  compromessi in gravi violazioni ed abusi dei diritti umani. Più precisamente, la Decisione 2020/1999 e il Regolamento 2020/1998, ambedue adottati dal Consiglio il 7 dicembre 2020, vietano a tali soggetti fisici e giuridici l’ingresso nell’Unione europea, ne congelano i beni di cui abbiano la disponibilità e interdicono la messa  a disposizione di qualsiasi altra risorsa economica e finanziaria. Per subire le misure occorre che tutti costoro vengano inseriti in una black list compilata dal Consiglio su proposta dell’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza europea nonché  degli Stati.

Numerose sono le violazioni che fanno scattare il meccanismo sanzionatorio, tra cui innanzitutto il genocidio, i crimini contro l’umanità, la tortura, la schiavitù, le esecuzioni extragiudiziali, la sparizione forzata di persone e gli arresti arbitrari. Peraltro, se diffusi, sistematici ovvero tali da destare seria preoccupazione per gli obiettivi di politica estera e sicurezza comune dell’Unione europea, possono assumere rilievo anche altri crimini, compresi la tratta di esseri umani, la violenza sessuale e di genere, le violazioni in tema di libertà di riunione, associazione, opinione e religione.

Il dispositivo dell’Unione europea si rifà al modello al Magnitsky Act che nel 2012 il Congresso USA approvò per punire i funzionari russi responsabili delle violenze e della morte in carcere di un avvocato impegnato ad indagare in un caso di corruzione. Come spiegato dall’Alto rappresentante Josep Borrell, la novità consiste nel dotare l’Unione europea  di uno strumento globale per la tutela dei diritti umani, in grado di operare a prescindere da dove essi vengano violati. Si intende in tal modo superare  l’approccio settoriale sin qui seguito con interventi per singolo Paese come ad es. Siria, Libia, Venezuela, Bielorussia e Myanmar. Essendo poi misure individuali, indirizzate cioè a persone ed entità ben identificate, il dispositivo si fa carico di minimizzare il rischio di effetti negativi generalizzati prevedendo comunque eccezioni all’applicazione delle sanzioni per ragioni umanitarie.

Come sempre, una volta elaborate le norme vanno rese diritto vivente. Spetta ora a Stati membri, Commissione e Consiglio fare la propria parte e cioè raccogliere, scambiare e trattare prontamente le informazioni affidabili per la black list nonché vigilare sulla rigorosa applicazione dei divieti a carico di persone, entità ed organismi che vi sono inseriti. Sono divieti che non varranno a supplire la sempre doverosa repressione penale di competenza delle giurisdizioni nazionali ed internazionali. Ma, se effettivi, potranno comunque sortire un qualche effetto dissuasivo, alzando i costi per coloro che intendono commettere violazioni ed abusi umanitari. Risultato non sicuro, ma non di poco conto.

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