L’apertura dell’Unione Europea ai Balcani

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E’ nel bel mezzo della più grave turbolenza della storia dell’Unione europea  che il Consiglio Europeo del 27 marzo scorso ha deciso di dare il via libera per l’apertura dei negoziati di adesione all’Albania e alla Macedonia del Nord. 

Si tratta in ogni caso di una decisione che riveste una grande importanza, non solo per il momento inquietante in cui è stata presa, Brexit compreso, ma anche per il messaggio che l’Unione Europea lancia all’insieme dei Paesi dei Balcani e oltre. Una decisone che interviene dopo anni di tergiversazioni e opposizioni da parte di alcuni Stati membri, in particolare dalla Francia e dai Paesi Bassi e dopo aver spesso dichiarato che l’adesione dei Paesi dei Balcani occidentali rappresentava, giustamente,  una priorità politica e strategica per l’Unione. 

Una priorità tuttavia che si protrae a lungo nel tempo, come lo dimostrano l’andamento dei negoziati in corso con Serbia e Montenegro, iniziati rispettivamente nel 2012 e nel 2014 e tuttora lungi dal giungere ad una conclusione. La strada non sarà quindi facile e breve per i due nuovi Paesi candidati, soprattutto per il fatto che le decisioni di apertura dei negoziati sono state rese possibili dall’adozione di nuove regole di adesione più rigide, volute in particolare da Parigi e Berlino, che garantiscono agli Stati membri la possibilità di bloccare i negoziati in caso di non rispetto degli impegni presi da parte dei Paesi candidati.  

Le nuove regole infatti insistono maggiormente e pongono al centro dei negoziati il rispetto degli standard europei su stato di diritto e democrazia, due aspetti non solo  spesso incompresi o sottovalutati dai Paesi candidati ma anche aspetti che non godevano, da parte dell’Unione, della stessa priorità accordata all’economia e alla partecipazione al mercato interno.

I negoziati potranno, sempre secondo le nuove regole, iniziare solo dopo la convocazione di una Conferenza intergovernativa e dopo tutta una serie di riforme che i due Paesi sono chiamati ad elaborare e adottare. Particolarmente impegnative le riforme preliminari richieste all’Albania: la riforma del sistema giudiziario, la riforma elettorale, legata ad una riforma del finanziamento dei partiti, una lotta più incisiva contro la corruzione e la criminalità organizzata. 

In Macedonia del Nord, le riforme richieste sono già in corso. Per questo piccolo Paese, proprio mentre Bruxelles decideva dell’apertura dei negoziati, si aprivano, non senza problemi,  anche le porte della NATO, diventando il 30mo membro dell’Alleanza atlantica. Una coincidenza significativa che aggiunge un tassello di presenza europea e occidentale in più ad Est e che non mancherà di inasprire le relazioni già problematiche con la Russia. Non solo, ma anche un tassello che si inserisce in una regione geopoliticamente già molto sensibile, alla quale guardano con interessi diversi anche altri attori internazionali come Cina e Turchia.

La decisione dell’Unione Europea riveste quindi una significativa importanza sotto vari aspetti, fra cui quella di offrire, in un momento particolarmente difficile della sua storia, opportunità di stabilità, di coesione regionale e di pace ad una regione ancora fortemente attraversata da gravi turbolenze. Sperando tuttavia che il percorso dei negoziati, anche se molto lungo in prospettiva, non faccia venir meno impegno e determinazione da parte di tutti i diretti interessati.

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