Secondo il tradizionale sondaggio realizzato dall’istituto demoscopico nella primavera del 2011 (e quindi in condizioni ben diverse dalle attuali turbolenze dei mercati), il 43% degli europei è convinto che gli effetti della crisi sul mercato del lavoro abbiano già raggiunto il culmine (1 punto percentuale in più rispetto alla rilevazione dell’autunno 2010 e 15 in più rispetto alla stessa rilevazione realizzata nella primavera 2009).
L’ottimismo degli europei (che sicuramente avrebbe segno diverso se la rilevazione ripartisse in queste ore) perಠnon è diffuso uniformemente in tutti gli Stati membri: nei Paesi più colpiti dalla crisi la maggioranza dei cittadini è convinto che il peggio debba ancora venire (la pensa così l’80% della popolazione portoghese e il 78% di quella greca) mentre nei Paesi che stanno meglio (ad esempio Austria e Danimarca) la maggioranza assoluta (oltre il 60% in tutti e due i Paesi) ritiene che il peggio sia passato.
Molto diffusa continua ad essere l’opinione in base alla quale si è «più forti lavorando insieme» da cui discendono chiare richieste di «più forte coordinamento delle politiche economiche nazionali» ( ritenuto necessario dal 79% degli europei) e di «stretta sorveglianza UE» sulle risorse pubbliche destinate a piani di salvataggio di banche e istituti finanziari (78%), sul loro operato in genere (77%).e sulla regolamentazione dei servizi finanziari (73%).
L’UE resta per i suoi cittadini l’attore che più efficacemente puಠaffrontare gli effetti della crisi: le attribuisce questa caratteristica il 22% dei cittadini; una percentuale quasi analoga (20%) assegna questo ruolo agli Stati nazionali, seguono il Fondo Monetario Internazionale (indicato dal 15% dei cittadini) G-20 (14%) e gli Stati Uniti (7%), per la terza volta dietro le organizzazioni internazionali.
Il sondaggio fa registrare, inoltre, buoni livelli di condivisione degli obiettivi della strategia «Europa 2020», ritenuti «raggiungibili» dalla maggior parte degli europei, e delle relative «azioni faro» tra le quali registrano un consenso particolarmente elevato: «aiutare le persone povere e socialmente escluse e consentire loro di svolgere un ruolo attivo nella società » e «modernizzare i mercati del lavoro per aumentare i livelli di occupazione» ((indicata come la più importante dal 79% della popolazione) e «sostenere un’economia che utilizza meno risorse naturali ed emette meno gas serra» (76%,).
L’ottimismo degli europei è stato positivamente commentato da Viviane Reding, vicepresidente della Commissione Europea secondo la quale i dati del sondaggio confermano che «l’Unione europea sta gradualmente emergendo dalla crisi» e che, nell’opinione dei cittadini, «sta adottando misure efficaci».
«Gli europei – ha concluso Reding – si aspettano che le istituzioni dell’UE e i governi nazionali continuino a far fronte alla sfida comune della crescita sostenibile e della creazione di posti di lavoro. Se agiamo tutti in maniera responsabile, l’Europa ha buone probabilità di uscire dalla crisi più forte di prima».