Agenda digitale: progressi ma non per tutte le azioni

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A un anno dall’avvio dell’Agenda digitale europea, nell’ambito della Strategia Europa 2020, la Commissione Europea ha reso noto il primo quadro valutativo contenete dati relativi ai progressi compiuti dagli Stati membri.
Complessivamente i risultati sono positivi: il 10% delle 101 azioni previste dall’Agenda digitale è stato portato a termine, le azioni «in corso» sono pari all’80% del totale e si osservano ritardi per il rimanente 10%.
Neelie Kroes, vicepresidente della Commissione Europea e commissaria per l’Agenda digitale ha espresso soddisfazione per i risultati sottolineando perಠche «gli Stati membri, l’intero settore, la società   civile e la Commissione devono fare di più per sfruttare appieno per conservare la competitività   europea, stimolare l’innovazione e creare posti di lavoro e prosperità  ».
Dai dati presentati emerge un sempre maggiore uso di Internet, oggi strumento abituale per la ricerca di informazioni e per l’attivazione di servizi per il 65% della popolazione, con significativi aumenti anche tra le categorie svantaggiate e la popolazione anziana. Diventa realistico, si legge nella Realazione, l’obiettivo di rendere abituale l’uso di Internet per il 75% della popolazione complessiva e per 60% della popolazione anziana entro il 2015.
Risultano in crescita anche gli acquisti on line (pratica abituale per il 40% dei cittadini dell’UE), l’utilizzo di servizi resi disponibili dalla Pubblica Amministrazione (41%) e la diffusione di tecnologie digitali per l’illuminazione a basso consumo energetico. Tali tecnologie hanno conquistato il 6,2% del mercato, dato in netta crescita rispetto all’1,6% del 2009.
Più lenti i progressi della banda larga (disponibile oggi in zone sempre più vaste ma utilizzata soltanto in poche zone, soprattutto urbane) alla cui installazione si preferisce ancora il potenziamento delle reti esistenti su cavo.
Decisamente insufficienti sono infine ritenuti i progressi conseguiti per quanto riguarda: il commercio elettronico trans-frontaliero (praticato nel 2010 dell’8,8% dei cittadini UE, valore cresciuto poco rispetto all’8,1% registrato nel 2009 e soprattutto molto lontano dall’obiettivo del 20% per il 2015), la presenza on line delle Piccole e Medie Imprese (PMI), i prezzi del roaming internazionale (in calo rispetto agli anni scorsi ma ancora troppo alti se l’obiettivo resta quello di parificare i costi di chiamate nazionali e internazionali) e gli investimenti pubblici in Ricerca e Sviluppo nel settore delle ICT (Information and Communication Technology) che sono fermi a 5,7 miliardi di euro e che, se si vuole raggiungere l’obiettivo degli 11 miliardi entro il 2020, dovranno crescere del 6% all’anno.

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