Ucraina: vittoria schiacciante del Presidente Zelenski

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L’Ucraina ha confermato, dopo le elezioni presidenziali dell’aprile scorso, il suo pieno sostegno al Presidente Zelenski e al suo nuovo Partito “Servitore del popolo”. Alle elezioni legislative del 21 luglio scorso, il Partito ha infatti stravinto, raggiungendo percentuali mai viste prima in Ucraina: il 44% dei voti, ovvero 248 seggi sui 450 previsti nel Parlamento, ottenendo così la maggioranza assoluta. 

È certamente una situazione totalmente nuova per il Paese, indipendente dal 1991 dall’ex Unione Sovietica, da alcuni anni in preda a gravi turbolenze politiche e ad una guerra nelle regioni separatiste dell’est che ha già provocato più di 10.000 vittime e migliaia di sfollati. Non solo, ma i difficili rapporti con Putin hanno portato, cinque anni fa, all’annessione della Crimea alla Federazione Russa, lasciando tuttora aperta una ferita diplomatica internazionale sulla sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina tanto da spingere, ancora oggi, l’Unione Europea ad applicare sanzioni contro Mosca.

E’ in questo contesto politico complesso e sensibile e in una situazione economica degradata e pericolosa che l’Ucraina ha deciso di affidare completamente il suo prossimo futuro, in modo chiaro e consistente, nelle mani del suo giovane Presidente, con un passato di attore comico, e del suo nuovo Partito. Un Partito che non esisteva nel vecchio Parlamento, che non avrà necessità di costituire alleanze con altri Partiti per governare, conferendo, di riflesso, un grande potere al Presidente stesso. 

Ma tant’è: l’Ucraina, Paese frontiera fra Est e Ovest,  ci riprova, malgrado i tentativi fatti nel 2004 e nel 2014 con le rivoluzioni arancione e di Piazza Maidan, che volevano orientare il Paese verso un futuro più vicino all’Unione Europea, con la prospettiva di un percorso democratico, rispettoso dello Stato di diritto e con lo sviluppo di un’economia di mercato trasparente e libera dalla corruzione e dall’oppressione degli oligarchi.

Se le due “rivoluzioni” non hanno avuto il successo sperato, schiacciate da una parte dall’ intransigenza russa e poco sostenute, dall’altra, da un’Europa in crescenti difficoltà politiche e incapace di rispondere in modo adeguato al Paese, le recenti elezioni legislative sembrano riprendere con forza e determinazione antiche e nuove aspettative. Le tante sfide che si presentano a Zelensky non sono infatti da poco: le promesse e le priorità fatte in campagna elettorale sono soprattutto quelle di combattere la corruzione, una vera piaga che paralizza lo sviluppo democratico ed economico del Paese; di mettere fine alla guerra nell’Est del Paese, una guerra che dura da quasi cinque anni e oppone ribelli indipendentisti filorussi e esercito ucraino;  ed infine di ottenere la liberazione dei detenuti politici e prigionieri di guerra ucraini attualmente detenuti in Russia. 

Sono promesse che vanno dritte al cuore di una complessa e tesa situazione internazionale che coinvolge direttamente i rapporti fra la Russia, l’Occidente e la Nato, in particolare per quanto riguarda il porre fine alla guerra nell’Est dell’Ucraina. Proprio in quella regione si incrociano aspirazioni indipendentiste e non rispetto degli accordi di Minsk da parte delle parti in conflitto, con continue violazioni di ripetuti cessate il fuoco e rinnovate sanzioni economiche alla Russia da parte dei Paesi dell’Occidente. 

Non sarà facile per il Presidente Zelenski affrontare e dipanare un groviglio politico,  internazionale ed economico di tali dimensioni. Ma una cosa è certa : per riuscirci il giovane Presidente dovrà puntare su un nuovo ed equilibrato dialogo fra Ucraina e  Russia e fra Russia e Occidente. Non è effettivamente cosa da poco. 

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