Riflessioni del CESE su euroscetticismo e populismo

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Il 20 febbraio il Comitato economico e sciale europeo (CESE) ha presentato il suo studio intitolato “Le società al di fuori delle metropoli: il ruolo delle organizzazioni della società civile nel far fronte al populismo”, nel quale analizza le cause dello sviluppo dei populismi, indicando il ruolo fondamentale che la società civile puo’ svolgere nel contrastarlo.

Tale studio si basa su un’ampia ricerca che mette a confronto due regioni con percentuali elevate di voto populista in quattro Paesi dell’UE : Austria, Francia, Italia e Polonia.

La principale ragione che ha spinto  alla realizzazione dello studio è che in Europa si registra attualmente il più alto livello di populismo mai registrato dagli anni 30’. Il 24% dei voti nell’UE sono infatti in mano a partiti populisti di destra e sinistra, molti dei quali sono al governo o parti attive dell’opposizione. In questo contesto l’euroscetticismo è spesso il risultato diretto del risentimento populista.

Tra le cause principali del successo dei populismi, il rapporto individua in particolare la crisi economica, l’instabilità sociale e i bassi  livelli di istruzione.

Si rivela tuttavia che esistono anche altri fattori di più difficile definizione e fortemente interconnessi che influiscono sul successo dei populismi, quali la volontà di proteggere valori tradizionali e specifiche identità nonché di preservare l’omogeneità culturale.

Per affrontare il populismo, secondo Arno Metzel, presidente del gruppo Diversità Europa del CESE, non sono sufficienti lo sviluppo economico e la stabilità sociale, ma è necessario anche l’impegno della società civile per comunicare e trasmettere ai cittadini l’importanza dei valori europei e della salvaguardia  della democrazia.

Per approfondire: il comunicato del CESE

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