Un Consiglio Europeo di buone e ambigue parole

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Bisognerà pure un giorno trovare il coraggio – e lo spazio – di pubblicare integralmente il testo delle conclusioni finali di un Consiglio europeo dei Capi di Stato e di governo, come quello della settimana scorsa a Bruxelles. Servirebbe meglio di tanti commenti – questo compreso – a raccontare ai cittadini europei, quelli che fra un anno saranno chiamati a votare il Parlamento europeo, nelle mani di quali governanti nazionali è finito il progetto europeo e il futuro dell’Unione.

Per chi l’avesse dimenticato, il Consiglio europeo è la massima istanza politica dell’Unione Europea, responsabile degli orientamenti strategici e del “governo” di una Comunità – così si chiamava un tempo – di mezzo miliardo di cittadini che hanno il diritto/dovere di conoscere e partecipare alla costruzione del loro futuro, economico, sociale e culturale. Se questi cittadini fossero anche degli eroi e trovassero la forza di leggere le molte, troppe pagine delle conclusioni che i nostri governanti in Europa dispensano alla fine delle loro riunioni difficilmente capirebbero la rotta su cui si muove – o galleggia – l’UE e che ne sarà del futuro dei loro figli.

In attesa di quel giorno, proviamo noi a interpretare il testo che è stato diffuso e a capire come ci si è arrivati, in attesa di indovinare come potrebbe andare a finire. Ci vuole una buona dose di pazienza per chi legge, ma anche per chi scrive: con la precauzione di circoscrivere un testo fiume al solo tema dei migranti, lasciando da parte altri punti non meno importanti, ma occultati dall’enfasi parossistica voluta da qualcuno sul tema dei flussi migratori.

Il capitolo che porta il titolo “Migrazione” si articola in dodici paragrafi, che non brillano come le dodici stelle della bandiera.

  • 1. L’apertura è promettente: “ribadisce che il buon funzionamento della politica dell’UE presuppone un approccio globale alla migrazione che combini un controllo più efficace delle frontiere esterne dell’UE, il rafforzamento dell’azione esterna e la dimensione interna, in linea con i nostri principi e valori. E’ una sfida, non solo per il singolo Stato membro, ma per l’Europa tutta”, ma non è il caso di esagerane le dimensioni, visto il calo del 95% degli ingressi illegali rispetto al picco dell’ottobre 2015, “anche se i flussi hanno ripreso a crescere di recente sulle rotte del Mediterraneo orientale e occidentale”. Un colpo alla botte e uno al cerchio, per l’Italia sembra cominciare bene.
  • 2. Una politica di contenimento dell’immigrazione illegale da proseguire e rafforzare, va da sé.
  • 3. Il problema Libia e trafficanti: “L’UE resterà a fianco dell’Italia e degli altri Stati membri al riguardo”. Salvini, beato lui, ci legge un ritorno al protagonismo dell’Italia. Peccato che poche righe dopo il sostegno dell’UE si traduca, tra l’altro, in “rimpatri umanitari volontari… nonché di reinsediamenti volontari”. Campa cavallo, verrebbe da dire, ricordando la sorte dei ricollocamenti che si aspettano da mesi.
  • 4. Intanto però nel Mediterraneo orientale “sono necessari ulteriori sforzi per … impedire nuovi attraversamenti dalla Turchia e fermare i flussi”. Tradotto: fa sei miliardi di euro in due anni alla Turchia per proteggere Germania e dintorni. Poi una finta “par condicio”: “In considerazione del recente aumento dei flussi nel Mediterraneo occidentale, l’UE sosterrà, finanziariamente e in altro modo, tutti gli sforzi compiuti dagli Stati membri, in special modo la Spagna…”, passata all’incasso dopo la vicenda dell’Aquarius. Per l’Italia nemmeno una parola.
  • 5. Il Consiglio invita “a esaminare rapidamente il concetto di piattaforme di sbarco regionali”: dove non si sa bene, ci pensino la Commissione i ministri degli interni, che si riuniranno a Innsbruck il prossimo 11 luglio: da scommettere che ci sarà Salvini a battere i pugni. E a prenderne, dai suoi colleghi di Visegrad e dintorni e dal ministro dell’interno tedesco.
  • 6. Qui il testo è un capolavoro di ambiguità che merita una citazione quasi integrale: “Nel territorio dell’UE coloro che vengono salvati [pazienza per gli altri…], a norma del diritto internazionale, dovrebbero essere presi in carico sulla base di uno sforzo condiviso [con chi?] e trasferiti in centri sorvegliati istituiti negli Stati membri, unicamente su base volontaria; qui un trattamento rapido e sicuro consentirebbe… di distinguere i migranti irregolari, che saranno rimpatriati, dalle persone bisognose di protezione internazionale, cui si applicherebbe il principio di solidarietà. Tutte le misure nel contesto di questi centri sorvegliati, ricollocazione e reinsediamento compresi, saranno attuate su base volontaria, lasciando impregiudicata la riforma di Dublino”. A parte attirare l’attenzione sull’uso più che sospetto dei verbi al condizionale, ogni commento sulla “volontarietà” delle misure è superfluo. Solo una domanda: è di questo paragrafo che è andato fiero il presidente Conte?
  • 7. E adesso l’UE allarga i cordoni della borsa con “l’erogazione della seconda quota dello strumento per i rifugiati in Turchia [tre miliardi di EUR] e al tempo stesso il trasferimento il trasferimento al Fondo fiduciario per l’Africa di 500 milioni di EUR” e poi, in un impeto di generosità, suggerisce: “Gli Stati membri sono inoltre invitati a contribuire ulteriormente al Fondo fiduciario dell’UE per l’Africa al fine di rialimentarlo”. Una goccia nel mare, appena il costo di un’oasi nel deserto.
  • 8. Subito dopo si fa strada la cattiva coscienza: “Per affrontare alla radice il problema della migrazione è necessario un partenariato con l’Africa volto a una trasformazione socioeconomica sostanziale…Dobbiamo elevare a un nuovo livello la cooperazione con l’Africa in termini di portata e qualità”. Intanto bisognerebbe cominciare a restituire almeno parte di quanto all’Africa si è rapinato nel tempo e poi provare a scrivere qualche cifra dignitosa accanto alle belle parole.
  • 9. Intanto si preveda nel prossimo quadro finanziario pluriennale (2021-2027) “la necessità di disporre di strumenti flessibili, a esborso rapido, per combattere la migrazione illegale”. Sarà pure rapido, ma bisognerà aspettare almeno due anni per l’esecuzione.
  • 10. Tocca agli Stati membri assicurare “il controllo efficace delle frontiere esterne dell’UE con il sostegno finanziario e materiale dell’UE” e “intensificare notevolmente l’effettivo rimpatrio dei migranti irregolari”. Appunto, quello “effettivo” e non quello “facile” annunciato a parole.
  • 11. Una mano va pure data ad Angela Merkel per evitare che dopo di lei vada anche peggio, in Germania e nell’UE, e allora una parola buona anche sui “movimenti secondari dei richiedenti asilo tra Stati membri che rischiano di compromettere l’integrità del sistema europeo di asilo e l’acquis di Schengen”. Tradotto: Italia, tieniti pronta a riprenderti i migranti che hai fatto passare irregolarmente in Germania e dintorni. Il ministro dell’interno tedesco non mancherà di ricordarlo al suo collega, finto alleato, Salvini.
  • 12. La riforma di Dublino può attendere. Dieci righe per dirlo, ne bastava una.

E adesso, per chi non credesse a quello che ha letto, può trovare il testo integrale qui, sul sito del Consiglio UE.

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