Italia e Europa tra veti e voti

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“Andare CONTROMANO è rischioso, ma si vede la gente in faccia”

Il Quirinale – e con esso l’Italia – vittima di due mesi di veti incrociati dei partiti, deve anche fare i conti con i voti che arrivano da Bruxelles e prepararsi a un problematico voto anticipato.

Dei veti sparati in tutte le direzioni dai “non vincitori” delle elezioni tra di loro sappiamo quasi tutto e quello che non sappiamo meglio ignorarlo e farne tranquillamente a meno.

Adesso bisogna con urgenza fare i conti con i voti sui conti  appena arrivati da Bruxelles e che raccontano di un’Italia in mezzo al guado (ma presto un’altra parola rischia di essere più adatta), con una crescita debole, molto sotto la media europea, prevista in rallentamento nel 2019, e una disoccupazione di poco sotto l’11%, tre punti sopra la media dell’eurozona, senza dimenticare il macigno del debito pubblico che stenta a scendere sotto la soglia del 130% sul PIL, ma che potrebbe precipitare sull’Italia non appena la Banca centrale allentasse la sua rete di protezione.

Non è propriamente una prospettiva esaltante per il nostro Paese, ma lo è ancora di meno se a questo si aggiunge l’incertezza politica, al limite di una crisi istituzionale, che pesa sull’Italia, uscita tramortita dal voto del 4 marzo, grazie anche – ma non solo – a una sciagurata legge elettorale.

Dirà la saggezza del Presidente della Repubblica quale strada provare a seguire prima di rassegnarsi a un voto anticipato che, nelle attuali condizioni, poco cambierebbe al caos presente. Con la speranza che nel frattempo non parlino i “mercati” – ventriloqui della politica – e che ancora per qualche tempo Bruxelles non prema più di quanto già ha fatto. Ne va del futuro dell’Italia e, inevitabilmente, anche dell’Europa.

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