BCE: ristagno economico per tutto il 2009

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Il ritmo di deterioramento dell’attività   economica è diminuito, tuttavia l’economia mondiale, compresa quella della zona euro, è ancora in «forte rallentamento» e si prospetta un «continuo marcato ristagno» della domanda nel 2009, con una «graduale ripresa» solo nel corso del 2010.
àˆ quanto scrive la Banca Centrale Europea (BCE) nel suo bollettino mensile di maggio, dove si osservano «incerti segnali di stabilizzazione su livelli molto contenuti, dopo un primo trimestre nettamente più negativo delle attese» che ha portato gli esperti a rivedere ulteriormente al ribasso le aspettative di crescita per i Paesi della zona euro: è prevista una contrazione de PIL del 3,4% nel 2009, con una leggera ripresa dello 0,2% nel 2010. Sono invece state corrette al rialzo le aspettative per il tasso di disoccupazione, che dovrebbe raggiungere il 9,3% nel 2009 per poi aumentare ulteriormente al 10,5% nel 2010.
Per quanto concerne l’inflazione, è previsto un tasso dello 0,5% nel 2009 con un aumento all’1,3% nel 2010, mentre le maggiori preoccupazioni della BCE riguardano come sempre le finanze pubbliche, in particolare le «continue revisioni» delle stime e delle previsioni sui saldi di bilancio dei singoli Paesi. Secondo i responsabili della BCE, infatti, «disavanzi più ampi e l’incidenza sui conti pubblici delle misure di sostengo al settore finanziario determineranno un incremento significativo del rapporto debito/PIL», per cui è «indispensabile» che gli Stati membri assumano «un impegno risoluto e credibile a compiere un percorso di risanamento per il ripristino di solide finanze pubbliche nel pieno rispetto del Patto di stabilità   e crescita», altrimenti per la maggior parte dei Paesi sarà   «un arduo compito» affrontare l’impatto dell’invecchiamento demografico sui bilanci.
In merito alle politiche strutturali, la BCE ritiene «essenziale» l’impegno a «potenziale la capacità   di adeguamento e la flessibilità   dell’economia dell’area euro in conformità   con il principio di un’economia di mercato aperta», cosa che richiede un’accelerazione nell’attuazione delle riforme nel mercato del lavoro, «per agevolare un adeguato processo di formazione dei salari e la mobilità   del lavoro a livello settoriale e regionale», e nei mercati dei beni e servizi «per stimolare la concorrenza e una più rapida ristrutturazione».

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