In occasione dell’8 marzo la Commissione lancia una campagna contro le disparità retributive di genere nell’UE, dove la «parità di salario a parità di lavoro» è ancora lontana e le donne guadagnano in media il 17,4% in meno degli uomini.
La disparità retributiva tra i sessi, cha «ha svariate cause e richiede soluzioni a più livelli» secondo la Commissione, riflette le discriminazioni e le disuguaglianze attualmente esistenti sul mercato del lavoro e che, di fatto, colpiscono soprattutto le donne. Spesso, ad esempio, il lavoro delle donne è visto come meno prezioso di quello degli uomini e spesso le donne lavorano in settori le cui retribuzioni sono, in media, inferiori a quelle dei settori «maschili» (oltre il 40% delle donne lavora nella sanità , nell’istruzione e nella pubblica amministrazione, il doppio degli uomini). La disparità salariale, riducendo reddito e pensioni durante la vita attiva delle donne, causa poi povertà in età avanzata: il 21% delle donne di oltre 65 anni d’età rischia la povertà , contro il 16% degli uomini.
«In questo momento della nostra vita economica, la parità tra uomini e donne è più importante che mai. Solo se raccogliamo il potenziale di tutti i nostri talenti possiamo fare fronte alla crisi» ha detto il commissario europeo per Affari sociali, Occupazione e Pari opportunità , Vladimà r àƒâ€¦à‚ pidla.
La disparità di genere non riguarda perಠsolo l’ambito retributivo, come evidenzia la Relazione 2009 sulla parità tra le donne e gli uomini presentata dalla Commissione. Nonostante alcuni progressi, infatti, permangono lacune significative in vari settori. Pur aumentando costantemente il tasso d’occupazione femminile negli ultimi anni (58,3%, contro il 72,5% per gli uomini), le donne lavorano a orario ridotto più spesso degli uomini (31,2%, contro 7,7% per gli uomini). Le donne restano poi decisamente sottorappresentate nei vertici decisionali dell’economia e della politica europea: una sola governatrice di Banca centrale, solo il 10% circa dei membri dei consigli di amministrazione delle principali imprese, il 24% in media nei Parlamenti nazionali (percentuale comunque decisamente aumentata rispetto al 16% del 1997) e il 25% nei governi.
Un esempio di buona pratica è giunto nel settore delle tecnologie delle comunicazioni, dove cinque grandi società di telecomunicazioni hanno sottoscritto su iniziativa della Commissione un impegno a migliorare l’accesso e rendere il settore più attrattivo per le donne, nonchà© a promuovere e sfruttare al meglio il potenziale femminile, fissando anche obiettivi per le assunzioni e le promozioni di personale femminile a tutti i livelli e un monitoraggio del raggiungimento di tali obiettivi.