CES: sfruttare l’indebitamento per rilanciare l’economia

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Non si deve scegliere tra salvataggio dell’economia reale e salvataggio delle finanze pubbliche, serve invece una strategia di politica fiscale «che permetta all’economia di crescere grazie all’indebitamento» sostiene la Confederazione Europea dei Sindacati (CES).
Pur condividendo la preoccupazione per la sostenibilità   delle finanze pubbliche, espressa dalle istituzioni dell’UE e dalla BCE, i sindacati europei invitano i ministri economico-finanziari europei e la Commissione a «prendere coscienza del fatto che il modello del capitalismo finanziario ha fallito» e che «la spesa privata non è capace di guidare la crescita e la domanda per gli anni a venire».
àˆ quindi necessaria una politica fiscale che sostenga la crescita e nel contempo assicuri che la sostenibilità   sia garantita nel medio termine. Si tratta cioè di mantenere contemporaneamente lo stimolo economico e la sostenibilità   fiscale, politica che dovrebbe basarsi su alcune azioni prioritarie, secondo la CES: taglio dei tassi di interesse vicino allo zero e rilassamento quantitativo della politica monetaria, affinchà© gli investimenti pubblici possano essere finanziati a bassi costi; aumento degli investimenti pubblici, che hanno un impatto maggiore e più certo sull’economia rispetto al semplice taglio delle tasse; creazione di un’Agenzia europea del debito, per sostenere i singoli Stati membri che si trovano ad avere elevate oscillazioni dei tassi d’interesse, causate dall’infondato panico che condiziona i comportamenti dei mercati finanziari; affrontare il problema della dannosa competizione fiscale, in particolare per quanto riguarda i paradisi fiscali e la tassazione sulle rendite di capitale, in modo tale che, quando la ripresa si avvierà  , i governi abbiano le entrate a disposizione per ripagare il debito pubblico.
La CES ritiene poi «sottostimata» la previsione della Commissione europea di 3,5 milioni di nuovi disoccupati nel corso del 2009 nell’UE e che il numero effettivo di posti di lavoro persi potrebbe essere di 5-6 milioni. Per questo serve un Piano straordinario per l’occupazione, sostiene la CES, che contenga risorse aggiuntive rispetto a quelle messe a disposizione dai governi. «Gli Usa hanno reagito alla crisi stanziando 2000 miliardi di dollari e un unico piano nazionale, mentre l’UE ha risposto con 27 diversi piani nazionali e soli 200 miliardi di euro, appena 30 dei quali aggiuntivi a quelli messi a disposizione dai governi nazionali» osserva in un’intervista Walter Cerfeda, membro della segreteria della CES. I sindacati europei chiedono dunque risorse aggiuntive sul Fondo sociale europeo per la formazione e riqualificazione professionale e una misura straordinaria per sostenere una riduzione dell’orario di lavoro finalizzata al mantenimento dei livelli occupazionali, proponendo di reperire queste risorse straordinarie ricorrendo a un prestito obbligazionario lanciato dalla Banca europea d’investimenti.

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