La mancanza di sicurezza alimentare e idrica aumenteranno con il cambiamento climatico, situazione che potrà peggiorare significativamente le disuguaglianze all’interno dell’UE e creare ulteriore pressione sulle persone più povere.
àˆ quanto denunciano l’Autorità europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), l’Ufficio europeo dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità (OMS) e l’Organizzazione delle Nazioni Unite per gli Alimenti e l’Agricoltura (FAO), che in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione hanno dedicato un seminario (svoltosi a Roma) agli effetti sanitari del cambiamento climatico su cibo, acqua e nutrizione.
Tutta l’Europa sarà colpita dai mutamenti climatici, ma non tutti i Paesi e le regioni lo saranno nello stesso modo: già oggi, rileva un Rapporto dell’OMS, oltre 60 milioni di persone nei Paesi dell’Europa dell’est vivono in assoluta povertà e il cambiamento climatico puಠpeggiorare significativamente le disuguaglianze nello stato di salute all’interno dei singoli Paesi e tra di essi, perchà© il degrado ambientale inasprisce la malnutrizione e le malattie trasmesse da acqua e cibo.
Secondo l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) la proiezione per l’Europa tra la fine del 20° e la fine del 21° secolo è di un incremento della temperatura che varia dai 2,3 ai 6 °C. La popolazione è esposta ai cambiamenti climatici attraverso le alterazioni delle stagioni e attraverso i cambiamenti nella qualità e quantità di acqua, aria e alimenti, negli ecosistemi, nell’agricoltura, nei mezzi di sostentamento e nelle infrastrutture. Nella macroregione europea si prevede una diminuzione della produttività agricola nell’area mediterranea, nell’Europa sud-orientale e in Asia centrale, minacciando le quantità degli approvvigionamenti. Ciಠpotrebbe causare un aggravamento della malnutrizione specialmente fra le popolazioni rurali più povere, il cui reddito familiare è strettamente legato alla produzione di alimenti. Inoltre, la scarsità di acqua aumenterà al centro e al sud d’Europa e in Asia centrale, colpendo un numero variabile tra 16 e 44 milioni di persone in più entro il 2080, mentre l’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici, non equamente distribuito in Europa, potrebbe peggiorare.
Inoltre, il Mediterraneo è riconosciuto come «zona calda» per il cambiamento climatico: la regione è già caratterizzata da scarse risorse idriche che sono per di più non equamente distribuite all’interno dei Paesi e il cambiamento climatico potrebbe ridurre del 25% le piogge invernali in quest’area.
«Di fronte a quello che sappiamo sulle serie minacce poste dal cambiamento climatico alla salute, la questione oggi non è se un’azione di sanità pubblica sia necessaria ma quale azione intraprendere e come» osserva il direttore regionale dell’OMS per l’Europa, Marc Danzon, secondo il quale i sistemi sanitari dovrebbero rispondere contribuendo a rafforzare il controllo delle malattie e la protezione della salute. Secondo i promotori del seminario sono quindi necessarie e urgenti alcune azioni prioritarie, quali: assicurare acqua pulita e igiene, alimenti sicuri e in quantità adeguate, sorveglianza delle malattie e preparazione alle emergenze; sensibilizzare gli operatori sanitari sulle malattie legate al cambiamento climatico; fornire un’informazione accurata e tempestiva ai cittadini; stimolare all’azione i settori in cui la riduzione delle emissioni puಠprodurre effetti benefici per la salute.