23.4.2016 Don Colmegna
Questo lunedì, come sempre, sarò in manifestazione per ricordare la liberazione. E, come ogni anno, con all’avvicinarsi del 25 aprile, la mia mente torna a quel periodo buio dell’Europa e all’impegno dei tanti che hanno consentito al nostro Paese di lasciarsi alle spalle gli orrori della guerra e della dittatura. Questa volta, però, forse a causa di quel che vediamo accadere ogni giorno all’interno e, soprattutto, all’esterno del nostro continente, continuo a pensare non solo al coraggio di chi ha lottato per un’idea di libertà, ma anche alle vittime di quell’epoca. Penso a loro e, di riflesso, penso alle vittime di cui anche oggi continuiamo ad avere notizia: i migranti.
Si tratta di due situazioni accomunate da dolori e sofferenze enormi, ma anche segnate da differenze oggettive. C’è però un punto, però, per il quale la storia che ricordiamo in questi giorni può – e anzi deve – essere maestra. E l’ho ritrovato nelle parole scritte da Primo Levi. “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre”.
Oggi come allora, seppur in contesti completamente diversi, a fare la differenza sono le nostre coscienze, anzi la coscienza di ciascuno di noi. Cosa è disposta ad accettare oggi la nostra coscienza? I morti in mare sui barconi della speranza? I naufragi di cui non si riescono nemmeno ad avere notizie certe? I fili spinati e i muri che impediscono a chi fugge dalla guerra di attraversare l’Europa? Gli accordi al ribasso e dal dubbio valore giuridico con stati che non riconoscono i diritti umani come universali? Le politiche che cercano di spostare i flussi migratori sempre un po’ più lontani dai nostri occhi e dai e confini?
Lunedì, mentre saremo in manifestazione oppure a ricordare la Liberazione nei tanti luoghi della Resistenza sparsi per il paese, poniamoci queste domande. Lasciamoci ispirare dalla storia positiva di tanti uomini e donne che hanno lottato per i loro ideali. Ma cerchiamo anche di attualizzarne i contenuti e di farne rivivere i valori oggi. A Milano, nel corteo con le autorità cittadine, è stata invitata anche Giusi Nicolini. Quella del sindaco di Lampedusa credo sia una presenza importante perché, con la sua fascia tricolore, rappresenterà l’isola siciliana e tutti i suoi abitanti. Sono persone, i lampedusani, che le storie dei migranti le vedono ogni giorno, con i loro occhi. E, soprattutto, sono persone che l’accoglienza la vivono ogni giorno, con le loro mani. E nelle loro coscienze.