Presentate le nuove misure per la sicurezza delle frontiere

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Come annunciato la settimana scorsa, la Commissione europea ha presentato un pacchetto di proposte che prevede un nuovo sistema di controllo alle frontiere esterne dell’UE volto a inasprire il contrasto dell’immigrazione illegale e la lotta al terrorismo internazionale.
Il pacchetto è composto da tre comunicazioni. La prima contiene le proposte per rafforzare l’attività   e le operazioni di controllo dell’Agenzia europea per le frontiere Frontex. La seconda riguarda invece le proposte avanzate dalla Commissione per coordinare meglio i controlli tra Stati membri e Frontex, avvalendosi delle più moderne tecnologie satellitari e informatiche. Nella terza comunicazione, infine, è proposta l’introduzione di un sistema di entrata e uscita dall’UE basato su dati biometrici, con o senza obbligo di visto, per tutte le persone provenienti da Paesi terzi.
Il sistema, che in alcuni casi potrebbe prevedere anche l’utilizzo della scansione computerizzata del viso o dell’iride, includerà   anche la possibilità   di iscriversi volontariamente a un database che, con il controllo di uno dei dati biometrici, permetterà   al viaggiatore iscritto di entrare automaticamente tramite un «percorso agevolato» evitando così l’iter dei controlli.
«Questo pacchetto introduce un nuovo concetto di controlli alle frontiere, utilizzando le tecnologie più avanzate» ha sottolineato il commissario europeo responsabile per Libertà  , Sicurezza e Giustizia, Franco Frattini, promotore dell’iniziativa della Commissione. L’obiettivo della proposta, ha aggiunto il commissario europeo, è di promuovere la circolazione legale di persone, di migliorare il contrasto all’immigrazione illegale specialmente ai confini meridionali dell’UE e di ridurre il traffico di esseri umani.
Non tutti sono perಠdell’avviso del vicepresidente della Commissione, dal momento che varie critiche giungono da organizzazioni, associazioni ed eurodeputati preoccupati che si giunga a una schedatura dei cittadini non comunitari. Tocca ora agli Stati membri e all’Europarlamento discutere tali misure che comunque non entreranno in vigore prima di cinque anni.

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