La crisi italiana vista dall’Europa

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Non si erano ancora spenti i riflettori sui rifiuti della Campania che l’indecorosa sceneggiata delle risse e brindisi in Senato ha fatto il giro d’Europa come pezzo forte di gran parte dei telegiornali europei: agli occhi dei nostri concittadini siamo tornati a essere un Paese di «nani e ballerine», il teatrino di disinvolti trasformisti e di politicanti voltagabbana. Così, un’immagine meno grottesca di un’Italia che cercava faticosamente di risalire la china se ne è andata in mille pezzi.
Almeno altrettanto grave è stato lo sconcerto provato tra i responsabili e gli osservatori politici europei e gli analisti economici e finanziari.
Non che in Europa ci sia ovunque molta allegria sul nostro domani. Il sondaggio appena reso pubblico dall’Eurobarometro rivela che solo il 48% dei cittadini europei considera buono lo stato di salute dell’economia e solo il 24% ritiene possibile un miglioramento nei prossimi mesi. Sarà   anche per quello che cresce, anche se di poco, il senso di appartenenza all’UE e resiste la fiducia nelle sue istituzioni, in particolare nei confronti del Parlamento europeo. Tanto per avere un raffronto, la fiducia nel Parlamento europeo si attesta al 55% delle valutazioni espresse, quella nel Parlamento italiano è crollata al 19%, secondo quanto riportato dall’Eurispes prima delle «edificanti scene» di questi giorni.
Sulla crisi politica italiana si interrogano in molti in Europa. Lo fa la Commissione europea, che nei prossimi giorni presenterà   il suo Rapporto sul Programma di stabilità   italiano 2007-2011, preoccupata che l’Italia non raggiunga il pareggio di bilancio nel 2011 nonostante i buoni risultati raggiunti negli ultimi mesi non solo per i conti pubblici ma anche sul versante della crescita (+1,8%), dell’occupazione (+2,4%) e dell’export (+2,5%).
Commenta in proposito il severo «Financial Times», certo non vicino al passato governo e ancor meno amico del suo presidente: «Il governo Prodi si è comportato sorprendentemente bene negli ultimi 20 mesi. L’evasione fiscale è stata drasticamente ridotta e il deficit di bilancio, dal 4,4% del PIL lasciato dal precedente governo di centro-destra è stato tagliato a circa il 2%. Il trend ascendente dell’enorme debito pubblico è stato invertito. L’ultima cosa di cui ha bisogno l’Italia sono altre elezioni». E «Le Monde», che titola il suo editoriale Fiasco italien, registra come ancora una volta non riesca a prevalere in Italia la volontà   «di fare politica diversamente in un Paese nel quale i dirigenti dei partiti, i membri del Parlamento, gli eletti locali sono più screditati che in qualunque altro luogo». E si potrebbero moltiplicare citazioni da commenti analoghi sulle pagine della stampa internazionale, che guarda all’Italia non senza inquietudine.
Un’inquietudine che non puಠche crescere quando si ha in mente la congiuntura politica ed economica in cui siamo immersi, dalla crisi finanziaria in corso con una recessione economica in prospettiva all’instabilità   di molte regioni del mondo.
Per limitarci solo all’Europa, sono questi giorni difficili per la stabilità   nei Balcani alla vigilia di un’imminente dichiarazione di indipendenza del Kosovo, con la crisi mediorientale che continua ad aggravarsi. Senza contare temi sensibili iscritti all’ordine del giorno di questo primo semestre europeo: dalla politica energetica al cambiamento climatico (sul tavolo a Bruxelles c’è una ambiziosa e contrastata proposta della Commissione europea), dalla ratifica del Trattato di Lisbona alla revisione della spesa agricola (con la controversa revisione delle «quote latte») fino ai difficili negoziati commerciali in particolare con la Cina e l’Africa.
Come puà², si chiedono in molti in Europa, l’Italia presentarsi negoziatore credibile e affidabile su temi di questa consistenza senza un governo e con la prospettiva di un’instabilità   politica di lungo periodo?

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