Maggio 2014: in tanti vogliono fare la festa all’Europa

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8 maggio 1945: per gli USA è il giorno della vittoria in Europa a conclusione della Seconda guerra mondiale; per l’URSS la data è quella del 9 maggio, questione di fusi orari.

9 maggio 1950: Robert Schuman, ministro degli esteri francese, rende pubblica una Dichiarazione con la quale propone la creazione di una Comunità europea del carbone e dell’acciaio. Nemmeno un anno dopo, il 18 aprile a Parigi, nasce la CECA: vi aderiscono Francia, Germania, Italia, Belgio, Olanda e Lussemburgo. I tempi della politica correvano veloci allora anche se tutti erano consapevoli che “L’Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto”.

Da allora sono passati oltre sessant’anni, l’avventura dell’integrazione europea di strada ne ha fatta: molta nei suoi primi vent’anni di vita, con maggiori difficoltà a partire dagli anni ’70 quando si sommarono crisi economica e primi allargamenti, con rinnovato vigore a partire dalla fine degli anni ’80 che, dopo il crollo del muro di Berlino, videro l’unificazione tedesca, la fine dell’URSS, la creazione dell’euro e l’ampio allargamento a est. All’indomani di questo passo storico, la crisi finanziaria ed economica che ha colpito l’Europa, ne ha logorato le Istituzioni, rallentato le iniziative politiche, eroso la fiducia di molti suoi cittadini.

25 maggio 2014: quasi 400 milioni di cittadini europei sono chiamati a votare il loro Parlamento e a indicare chi vogliono alla testa dell’Esecutivo europeo, l’Istituzione comunitaria che, insieme con il Consiglio dei ministri, li ha molto delusi in questi ultimi cinque anni di crisi sociale e politica.

La vigilia del voto è inquinata da una campagna elettorale che oscilla tra la demagogia senza proposte degli uni e i vaghi impegni degli altri. Qualcuno all’Europa vuole farle la festa, altri vorrebbero fare festa, scordando il disagio sociale di questa stagione che ha visto l’austerità soffocare sviluppo e solidarietà.

Noi la festa dell’Europa, quest’anno, la rimandiamo a quando vedremo questa Unione ritrovare la strada della solidarietà, pronta a ricostruirsi dalle macerie della recessione e della disoccupazione e di nuovo capace di promuovere la pace, come in quel lontano maggio 1951 e non come in questo maggio che la vede ininfluente ai suoi confini, nell’Ucraina sull’orlo di una guerra civile. Non vogliamo si ripetano le tragedie della ex – Jugoslavia, non vogliamo rivivere un altro maggio tragico per l’Europa: quel 24 maggio 1915 che inghiottì l’Italia nella prima terribile guerra mondiale.

 

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