27 gennaio: giorno della memoria

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Sono trascorsi 75 anni da quel 27 gennaio 1945 quando le truppe sovietiche entrarono nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau e scoprirono l’inimmaginabile, l’orrore di cui era stata capace la barbarie nazista. Riuscirono a liberare quei pochi prigionieri rimasti nel campo, 7.000 in tutto, ultimi superstiti di un’infernale macchina di morte che aveva inghiottito ormai più di un milione di persone, quasi tutte ebree. 

Si apriva cosi’ agli occhi del mondo una delle pagine più buie della storia dell’umanità, una pagina impossibile da dimenticare tanto metteva in evidenza quanto profondo sia l’abisso in cui l’uomo può’ precipitare. 

Oggi, pochi sono rimasti i testimoni di quell’esperienza disumana. Sono persone che hanno dovuto riemergere da un mondo inesplicabile e inimmaginabile, spesso credendo di poter seppellire l’orrore nel silenzio e nel profondo dell’anima per poter sopravvivere. 

Ma è anche grazie a loro, al loro sacrificio, al loro coraggio e alla loro sofferta testimonianza che oggi possiamo sentire ancora parole che richiamano ad un ricordo e ad una memoria liberi dall’odio, parole sulle quali costruire nuove pagine di storia in cui si scriva di pace, di rispetto reciproco, di rispetto dei diritti umani, in cui scompaiano termini come “razzismo”, “antisemitismo”, in cui si scriva di “accoglienza”, e di “rispettosa convivenza”.

Sappiamo anche, e purtroppo, che tutti questi valori, che sono stati alla base della costruzione dell’Europa all’indomani di Auschwitz, sono di nuovo in pericolo, che la memoria coltivata per anni sta diventando una fiammella sulla quale soffia un vento insidioso. 

Non possiamo permettere che questa fiammella si spenga, non solo perché rimanga vivo il ricordo della storia e delle tante vittime della Shoah, ma anche perché la memoria faccia da scudo ai pericoli che sono purtroppo sempre in agguato nelle nostre  società.

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