2023, il mondo che verrà

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Ci siamo appena lasciati alle spalle il terzo anno consecutivo di turbolenze, alcune inaspettate e
imprevedibili, altre annunciate, alcune lontane e altre nel cuore della nostra Europa.
Il 2023 che ci aspetta è carico quindi delle prolungate ricadute di tali turbolenze, ma anche di umane
speranze.
Il primo pensiero corre inevitabilmente alla guerra in Ucraina, il cui esito e durata, ad ora senza una
previsione, avranno un’influenza sul futuro delle relazioni internazionali e sulla ricomposizione di un
ordine mondiale in cui si intrecciano nuovi fili, nuovi attori e nuovi interessi geostrategici.
Il 2022 ha, in effetti, messo sotto i riflettori il ruolo della Russia, il suo irrompere sulla scena mondiale
con una guerra sciagurata, che affonda le sue radici in un mito del passato. Ha soprattutto messo in
tensione il rapporto tra Russia e Occidente, ha messo prepotentemente a confronto democrazia e
ottuso autoritarismo, ha usato dipendenze energetiche e alimentari dal suo Paese come armi di
scambio per evitare l’isolamento. Il risultato di tutto cio’ contribuisce a riorientare un mondo già in
movimento, che cerca altre vie che non siano quelle del recente passato ma che ancora non hanno
un chiaro orientamento. Sarà interessante capire, nel 2023, come si posizioneranno quei Paesi che
non hanno condannato la guerra o aderito alle sanzioni occidentali contro la Russia, come ad
esempio la Cina, l’India, il Brasile, Israele, l’Africa del Sud e tanti altri Paesi del continente africano e
del Medio Oriente.
Se il 2023 sarà l’anno in cui, se da una parte si spera che la guerra finisca, dall’altra sarà la cartina di
tornasole per capire come si potrà costruire la pace, con quale rispetto del diritto internazionale (o
di quel che rimane) e con quali strumenti per costruire una pace giusta e per punire i crimini di
guerra. Nel frattempo tuttavia, sono riemersi i temi del riarmo, della minaccia nucleare e non pochi
Paesi hanno aumentato le loro spese militari, in particolare in Europa, che con questa guerra, ha
scoperto la sua fragilità di difesa e la dipendenza dagli Stati Uniti.
Il secondo pensiero per il 2023 e per gli anni che verranno va alla salute del Pianeta. Una salute
divenuta preoccupante e grave se si considerano le catastrofi naturali a ripetizione che si susseguono
da un po’ di anni a questa parte. Se la transizione energetica è messa a dura prova dalla guerra in
Ucraina, appare tuttavia di grande urgenza la volontà politica globale di porre freno e fine alle
emissioni di CO2 e di proteggere e salvare la biodiversità. Ne va della sopravvivenza non solo del
Pianeta ma anche di buona parte della sua popolazione, sempre più numerosa a subire le
conseguenze dei cambiamenti climatici, della povertà e delle migrazioni.
Un terzo pensiero corre al Covid 19. Abbiamo alle spalle tre anni difficili, ma sappiamo anche che il
virus, sebbene indebolito, continua a circolare e che non ci libereremo da prossime minacce
pandemiche. Questo virus ci ha tuttavia insegnato che cosa significa “pandemia”, ha messo in
evidenza la necessità di una capacità solidale, universale e globale per combatterla e invita ad
accettare il fatto che farà parte del nostro futuro.
Infine, con la consapevolezza che il 2023 non si prospetta un anno facile, si puo’ esprimere la
speranza che la pace e il rispetto dei diritti fondamentali rimangano sempre i nostri punti di
riferimento, non solo per la fine della guerra in Ucraina, ma anche per le donne che oggi più che mai
lottano in Afghanistan e in Iran.

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